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Occupy Pd, chi sono e cosa vogliono gli indignados del Pd

Si sono dati appuntamento alle nove, un’ora prima dell’inizio ufficiale dei lavori, e saranno facilmente riconoscibili, tutti con la stessa maglietta: “PD = più di 101”. Sono pronti i giovani militanti di Occupy Pd per dire in faccia a tutti i big che arriveranno domani all’assemblea nazionale alla Fiera di Roma che il Partito Democratico così com’è oggi non va.

Erano passati agli onori delle cronache nelle scorse settimane, quando per dissentire dalla linea di Pier Luigi Bersani & Co. sul Quirinale avevano occupato le sedi locali del Pd, da Torino a Varese, da Cagliari a Bari, al grido appunto di OccupyPd. Li abbiamo visti ogni lunedì, ospiti di Corrado Formigli a Piazza Pulita. Ora si preparano per la prima manifestazione di protesta su scala nazionale, in contemporanea all’assemblea da cui dipendono le sorti stesse del partito.

Tre i punti chiave del loro programma sintetizzati in un documento che presenteranno domani e che sperano possa essere preso in considerazione dai delegati, magari da Pippo Civati o da Laura Puppato, i democratici che si sono dimostrati più sensibili alle loro istanze:

– Reset della classe dirigente
– Convocazione di un congresso aperto con primarie
– Chiarezza su tempi e impegni nel governo Letta-Alfano

Gli indignados del Pd non hanno mai accettato il cambio di linea del partito che ha scelto di fare un governo con il Pdl, una scelta frutto di una riunione lampo della direzione, non legittimata da alcuna dinamica assembleare: “Noi non accettiamo che il Partito Democratico si metta a ripensare le istituzioni con una forza politica che le ha sempre utilizzate per i soli interessi personali di chi la guida”.

La loro proposta di azzeramento della dirigenza nazionale e locale li vede molto lontani dai nomi che circolano a Largo del Nazareno per la segreteria in queste ore, da Anna Finocchiaro a Vannino Chiti. La loro istanza di rinnovamento generazionale si sposa meglio con quello di Roberto Speranza ma non è questo il punto.

Perché ai ragazzi di Occupy Pd importano poco i nomi o le correnti, essere dalemiani, bersaniani, renziani, ma la modalità di elezione. Per questo chiedono che il nuovo segretario sia eletto con lo strumento delle primarie: “Vogliamo un Congresso per tesi politiche, e non per persone. La nostra non è una corrente, né un gruppo a sostegno di questa o di quella mozione congressuale. Chiediamo soltanto che si discuta nel modo più franco e inclusivo possibile del modello di Paese e di Partito che vogliamo. Chiediamo pertanto di invertire l’ordine di discussione delle varie mozioni congressuali, e cioè che i Circoli eleggano i loro rappresentanti di tutti i livelli”.

E poi tutti a Prato il 19 maggio, quando ci sarà la prima riunione nazionale di OccupyPd.


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