Primo: nessuno tocchi il governo Letta. Due: i magistrati che perseguitano me perseguitano anche il Pdl.
Sono questi i due messaggi che Silvio Berlusconi ha voluto lanciare da Brescia nel corso del comizio che, prima e dopo il suo intervento, ha surriscaldato gli animi con spintoni e tafferugli innescati da alcuni facinorosi dei centri sociali. Un clima di tensione latente che ha consigliato al leader del Pdl di chiudere in anticipo il comizio, dando la parola al candidato sindaco Adriano Paroli.
Berlusconi blinda il governo Letta
Chi pensava che Berlusconi mettesse a rischio con la manifestazione a Brescia la tenuta del governo Letta sarà rimasto deluso. L’esecutivo sostenuto anche dal Pd deve e può andare avanti, ha detto in sostanza l’ex premier. Berlusconi ha rilanciato i punti programmatici che il Pdl ritiene fondamentali e che sono stati garantiti dal premier Enrico Letta. Il primo, però, non corrisponde del tutto al discorso tenuto da Letta all’atto della fiducia in Parlamento.
L’Imu della discordia rispetto al discorso di Letta
Berlusconi ha sostenuto che il governo Letta si è impegnato ad abolire totalmente l’Imu; annuncio in verità mai pronunciato dal premier. Poi il leader del Pdl ha ricordato il no all’aumento previsto dell’Iva e il “taglio delle unghie” a Equitalia che turba famiglie e imprese.
Il programma fiscale
I dossier fiscali hanno poi lasciato spazio al vero punto forte del comizio: la giustizia. Anche in questo caso i berlusconiani in servizio permanente effettivo saranno rimasti delusi. Infatti Berlusconi ha esordito dicendo di non voler commette alcun fallo di reazione, per usare un gergo calcistico, rispetto alla recente sentenza. Quindi toni netti ma nella forma non virulenti contro quei giudici che lo hanno condannato per la vicenda dei diritti cinematografici di Mediaset.
Quel paragone ardito con Tortora
Poi Berlusconi, evocando Enzo Tortora (con l’indignazione della figlia Gaia che ha rimbeccato l’ex premier su Twitter), ha rilanciato l’attuazione del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati e invocato quella riforma della giustizia che è un suo, ormai frusto, cavallo di battaglia da quasi vent’anni.
La solita litania sul perché della riforma mancata
Berlusconi sa qual è la principale obiezione a questo suo ennesimo annuncio programmatico: ma come mai la riforma della giustizia non è stata realizzata neppure quando il centro destra e Berlusconi ha governato? La risposta è stata quella scontata e ormai poco convincente: colpa, ha ribadito, dei piccoli partiti e dei vari Fini, Casini e Follini. Un refrain abbastanza logoro.
La riforma della giustizia secondo Berlusconi
Comunque il leader del Pdl ha rilanciato i punti forti della tanto agognata riforma della giustizia: separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti; intervento legislativo sulle intercettazioni: modifiche alle norme sulla carcerazione preventiva che fa affollare le carceri di persone che spesso poi saranno assolte.
L’avvertimento lanciato ai magistrati
Ma il nesso fondamentale fra giustizia e politica è stato un altro, ed è stato l’autentico messaggio di Berlusconi a Brescia: chi vuole arrestare Berlusconi, vuole arrestare milioni e milioni di italiani che votano il Pdl e Berlusconi.
Il legame indissolubile tra Pdl e Berlusconi
E’ proprio il nesso che l’ex premier ritiene indissolubile tra popolo Pdl e leader Pdl quello che viene sventolato da Berlusconi sotto il naso dei magistrati che indagano su di lui. Ha detto infatti il fondatore di Forza Italia e del Pdl: potete farmi di tutto, ma non potete evitare che milioni di italiani mi votino.
La conclusione
Per questo Berlusconi, tra l’altro, non può non sostenere il governo Letta con il Pd e non può non vestire i panni dello stabilizzatore sistemico che indica in altri, nei magistrati pieni di odio e di pregiudizi, i sabotatori degli equilibri istituzionali che hanno condotto a un governo di larghe intese.