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Cosa sta succedendo in Libia

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La stabilità non si guadagna da un giorno all’altro ma in Libia la situazione sembra degenerare a ritmi accelerati. L’ultimo episodio di violenza è avvenuto oggi contro un commissariato della polizia a Bengasi. Un gruppo di uomini armati ha attaccato il palazzo appiccando fuoco all’edificio, secondo i testimoni. Gli agenti si sarebbero ritirati ma subito dopo si è scatenata una sparatoria. Il bilancio è di un morto e diversi feriti.

La causa dell’attentato sarebbe stata una vendetta per l’uccisione da parte degli agenti di un uomo coinvolto in un assalto ad un’altra stazione di polizia avvenuto ieri sera ad Alhadek. Un’ondata di violenze a catena che sembra non avere fine.

Ieri tre persone sono morte e 14 sono rimaste ferite dopo l’esplosione di un automobile a Bengasi. Secondo il ministro della Salute, Achur Chwayel, si è trattato di un incidente, ma molto probabilmente era un (vano) tentativo di contenere le tensioni e rasserenare alla collettività.

L’avvertenza del ministro Mario Mauro

“In Libia la situazione rischia in ogni momento di degenerare. La preoccupazione principale è quella espressa dall’amministrazione americana per probabili tentativi terroristici contro la propria ambasciata”. L’avvertenza è stata lanciata oggi dal ministro della Difesa, Mario Mauro, durante l’incontro delle commissioni Difesa di Camera e Senato.

Mauro ha detto che riferirà qual è la situazione della Libia, così come negli altri luoghi dove sono presenti le missioni internazionali di militari italiani, il prossimo 29 maggio con il ministro degli Esteri, Emma Bonino.

La posizione del ministro Emma Bonino

Secondo il ministro degli Esteri Emma Bonino la “Libia vive momenti difficili e si trova in una situazione complicata, ma credo che l’Italia, con altri Paesi europei, deve trovare un modo di individuare un’iniziativa che eviti il precipitare in una situazione di caos”.

Bonino ha spiegato che la legge approvata di recente da Tripoli sull’esclusione degli ex membri del regime di Muammar Gheddafi non ha aiutato nell’immediato ed è una norma piuttosto “dura”, che decimerà una parte della classe politica”.

Il ministro si è augurato che il premier Ali Zeidan “possa garantire la sua presenza politica”, magari con un rimpasto.



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