Sui temi della sicurezza e della geopolitica l’esistenza di un vasto consenso bipartisan, tra progressisti e moderati, non è certo una novità in Italia. Fin da quando, negli anni Sessanta-Settanta, cominciarono a disgregarsi le certezze della guerra fredda, la condivisione di alcuni punti fermi in politica estera si è concretizzata in posizioni comuni, di cui anche il Pci, ancora forza “antisistema” era partecipe.
Sulla difesa degli interessi italiani in Medio Oriente, con una politica sganciata dalle rigidità bipolari, per esempio, già da tempo prima della caduta del Muro di Berlino esistevano queste “larghe intese” di politica internazionale. Paradossalmente, è stata proprio la fine degli equilibri bipolari a gettare nello scompiglio e sfilacciare quelle linee pazientemente costruite, e che avevano aiutato a definire un ambito strategico in cui l’Italia eccelleva, tra Atlantico e Mediterraneo.
Deve essere stata questa la molla che ha spinto un conoscitore della storia come Francesco Cossiga, interprete del nostrano “atlantismo mediterraneo”, a patrocinare la nascita della Fondazione Icsa nel 2009. Un centro studi, un think tank, che già nell’acronimo inglese (Intelligence culture and strategic analysis) si rifà alla tradizione anglosassone di riflessione di lungo respiro e “dietro le quinte” a una politica fatta di istantanee ed agitata dalla contesa bipolare.
Non più esterna, questa volta, ma interna al panorama politico. Un paradigma che in fondo l’ex presidente ha cercato di rompere già nel 1998, quando diede vita all’operazione D’Alema a Palazzo Chigi penetrando con un cuneo moderato e laico nell’Ulivo prodiano. Non sorprende dunque trovare Marco Minniti, che per lungo tempo è stato deputato dei Ds vicino a Massimo D’Alema, tra i soci fondatori di Icsa, di cui è presidente e animatore.
Il ruolo della Fondazione Icsa è stato quello di alimentare, attraverso la formazione politica e i seminari, un dibattito di livello europeo sugli assetti centrali per l’interesse nazionale, dalla sicurezza energetica alle infrastrutture critiche e cibernetiche, dalla lotta alla criminalità alla costruzione di una moderna comunità di intelligence.
Inevitabile, anche nel nuovo contesto post-elettorale, una riflessione politica sulla natura di questa struttura, con la presenza di personalità di estrazione “multipartitica” nel Consiglio scientifico. Come testimonia, fra gli altri, la presenza del generale Vincenzo Camporini, del parlamentare di Scelta Civica, il magistrato Stefano Dambruoso, dell’ambasciatore Giovanni Castellaneta, considerato vicino a Silvio Berlusconi.