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Perché l’Ue evade sull’evasione fiscale

Scandalo su scandalo, non solo politico o morale. Quello che tormenta di più i leader europei in tempi di vacche magre è l’evasione fiscale. La lettera d’intenti c’è, naturalmente. Ci si impegna a combattere questo e quell’aspetto pur di mettere in fila gruppi e multinazionali che gonfiano i loro portafogli assestandosi, spesso senza violare leggine di alcun tipo, nelle maglie più larghe delle legislazioni europee. Ma nella caccia all’investimento straniero, le voci si perdono dietro all’odore di soldi. E puff, le buone intenzioni dei governi restano, ma solo su carta.

Il summit di Bruxelles

Il summit di Bruxelles di ieri, ha spiegato il Wall Street Journal, sottolinea infatti quanto sia difficile combattere efficacemente l’evasione fiscale praticata da individui e società quando si fa più forte la concorrenza tra gli Stati per attrarre capitali stranieri.

La proposta (finta) di Lussemburgo e Austria

Lussemburgo e Austria hanno dichiarato, almeno in linea di principio, di voler ammorbidire le regole sul segreto bancario così da fornire una maggiore trasparenza sui capitali depositati presso le loro banche. E questo potrebbe aprire le danze a una rinegoziazione complessiva della condivisione delle informazioni tra le autorità di controllo nazionali, superando il varco dei conti correnti di individui ora coperti da segreto in molti Paesi europei.

Le controindicazioni

Ma entrambi questi paradisi hanno dichiarato che le modifiche alle loro leggi dipendono anche dalle mosse di altri Paesi con una regolamentazione simile. Il meccanismo del blocco che porta all’impasse. “Il nostro obiettivo è raggiungere un deal al di fuori dell’Ue, con Svizzera e San Marino, per fare passi avanti”, ha spiegato il premier austriaco Werner Faymann.

Lo scandalo Cahuzac in Francia

Un blocco che non è scosso neanche dagli scandali che vedono protagonisti i volti noti della politica europea. La popolarità già a picco del presidente francese François Hollande ha toccato il suo minimo dopo che il suo ministro delle Finanze, Jérôme Cahuzac, è stato obbligato alle dimissioni dopo lo scoop su un suo conto segreto in una banca svizzera.

Il caso Hoeneß in Germania

In Germania il tema della frode fiscal sta giocando un ruolo molto importante nella campagna elettorale della cancelliera Angela Merkel, specialmente dopo che Uli Hoeneß, presidente della squadra di calcio del München e braccio destro di molti conservatori, è stato travolto da uno scandalo bancario sempre in Svizzera.

La passione delle multinazionali per l’Irlanda

Molte multinazionali che lavorano in Europa, comprese Google e Apple, hanno dichiarato gran parte delle loro attività in Irlanda, approfittando di appigli giuridici per spostare i loro profitti per beneficiare di un livello di tassazione inferiore a quello americano ad esempio.

Il caso Apple

Un report del Senato Usa ha incolpato il colosso di Cupertino guidato dall’ad Tim Cook di sfruttare le legislazioni irlandese e statunitense per non eludere le tasse su 74 miliardi di dollari negli ultimi quattro anni.

Le richieste a G20 e Ocse

Finora, osserva il Wall Street Journal, i passi in avanti sono stati davvero pochi. I leader europei hanno promesso di combattere il problema aggressivamente. Ma di azioni concrete neanche a parlarne. Inoltre, la Gran Bretagna, la Francia e la Germania hanno pubblicamente chiesto che Ocse e G20 adottino nuove regole. Anche qui, zero proposte. “Il fatto che le grandi società del mondo digitale si stiano spostando, anche in Europa, senza pagare le tasse che dovrebbero, è un grande problema. A maggior ragione se si considerano i profitti che generano”, ha osservato Hollande. “L’Europa sta cercando un modo per permettere a queste società do pagare cosa ci si aspetta da loro”. Se lo troverà, è un altro discorso.


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