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Perché Telecom ha rinviato sullo spin-off della rete

Chi la definisce fumata nera, chi grigia. Le sfumature ci stanno pure quando ancora si fatica a metabolizzare i due downgrade abbattutisi su Telecom in pochi giorni. Il dato di fatto? Solo uno, il cda non è riuscito neanche a decidere del progetto di societarizzazione per la rete, anche se questa sarebbe la strada che imboccherà il cda risolutorio del 30 maggio. Il primo passo resta questo, il discorso dell’ingresso della Cdp nella newco sarebbe da definire solo in un secondo momento.

Il rinvio di Telecom sullo spin-off

Il cda di Telecom Italia ha proseguito ieri l’esame del percorso operativo di fattibilità per la separazione della rete di accesso, in base al mandato attribuito al management lo scorso 11 aprile, e ha deciso di riunirsi nuovamente il 30 maggio prossimo “per assumere una decisione definitiva”. Un rinvio che fa seguito a quello già deciso l’8 maggio.

Il ruolo dell’Agcom

Azionisti e membri del cda si sono dati così più tempo per studiare con attenzione le analisi prospettiche su Open Access e i bilanci proforma della newco. Anche se molto del futuro della nuova società dipenderà dalle decisioni regolatorie dell’Agcom. Una volta varato lo spin-off, l’Autorità garante delle comunicazioni dovrà infatti avviare le analisi di mercato e le consultazioni pubbliche per ridefinire la regolamentazione e i costi dell’accesso alla rete. Il valore di Open Access, che potrebbe essere compreso tra i 13 e i 16 miliardi di euro, dipenderà quindi molto dai prezzi di accesso o dalla remunerazione investimenti che l’Agcom definirà.

Le tariffe di terminazione

L’Agcom ha nel frattempo annunciato l’avvio di una nuova consultazione pubblica sulle tariffe di terminazione, già messe a punto alla fine dello scorso anno, ma rimandate al mittente a febbraio dalla Commissione europea, che le aveva giudicate ancora troppo alte. L’Autorità le ha ridefinite per il periodo primo luglio 2013-30 giugno 2016, con un orizzonte di più lungo periodo. Rispondendo ai rilievi Ue e in linea coi principi di simmetria tariffaria e di neutralità tecnologica, le tariffe di terminazione proposte varranno sia per Telecom che gli operatori alternativi. A partire da luglio, passeranno quindi dagli attuali 0,272 e 0,361 euro rispettivamente per Telecom Italia e gli Olo (Operatori alternativi) a 0,104, per poi scendere a 0,075 euro da luglio 2014 e a 0,043 da luglio 2015.

Le perplessità di Telefonica

Restano, e lo si è capito anche ieri, le perplessità di Telefonica (alla riunione di ieri era assente il presidente Cesar Alierta), preoccupata anche di non creare un pericoloso precedente sul proprio mercato domestico”, sottolinea sul Sole 24 Ore Antonella Olivieri. “In parallelo si porteranno avanti le trattative con Cdp la quale, se entrasse nel capitale della newco, se e quando sarà costituita, apporterebbe anche Metroweb, la rete in fibra ottica milanese. Le condizioni sono però ancora tutte da discutere”, prosegue.

Il giudizio di Asati

Asati, l’associazione dei piccoli azionisti, ha espresso “un giudizio positivo” sulla decisione del Cda di Telecom Italia che ha “indicato nel 30 maggio il termine ultimo per l’assunzione di una decisione finale sul tema della rete su cui auspichiamo che si arrivi alla costituzione di una società per la rete di accesso posseduta al 100% dalla stessa Telecom Italia”. Secondo l’associazione, “è fondamentale però che nella società della rete confluiscano tutti quei soggetti che hanno reti significative nell’accesso in fibra ottica quali, in primis, Metroweb e Infratel”.

L’aumento di capitale

Asati ha chiesto anche “un aumento di capitale su Telecom Italia stessa, riservato alla Cassa Depositi e Prestiti” e per questo ha invitato il “governo a esaminare, al più presto, questa soluzione” che “potrebbe essere accettata anche da Telefonica”. Asati ha auspicato inoltre che eventuali altre partecipazioni di importanti azionisti vengano “esaminate senza pregiudizi di provenienza”. Queste “potrebbero essere utili se creassero anche sinergie di mercato a condizione pero’ che avvengano con trasparenti operazioni di mercato che non danneggino le minorities, come invece avvenuto negli ultimi 13 anni”.


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