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La cura di Draghi per l’euro intossica davvero la Germania?

Gli equilibri macroeconomici restano delicati. Nell’eurozona e non solo. E l’euforia e il crollo dei mercati si gioca tutto in casa delle banche centrali. Bank of Japan e Fed statunitense hanno stregato gli investitori con i loro QE, i programmi di allentamento monetario, giocando anche con il ribasso dei tassi d’interesse. Una magia che sembrerebbe riuscita anche alla Bce di Mario Draghi, nel limite delle sue opzioni, ma con un incantesimo che potrebbe rompersi a Berlino.

Un quadro sull’economia tedesca

I bassi tassi d’interesse decisi dalla Bce di Mario Draghi potrebbero infatti rivelarsi una minaccia per la Germania. I risparmi perdono valore, facendo tremare i fondi pensione. D’altra parte, però, le politiche monetarie di Francoforte incidono favorevolmente sui consumi del Paese, che vede aumentare il Pil nel primo trimestre. Per il futuro le previsioni sono più oscure. Se la Bundesbank si gioca tutto su una ripresa nel secondo trimestre del 2013, la camera di commercio e dell’industria tedesca, la Dihk, dimezza le previsioni di crescita. Ma intanto l’effetto Draghi si riversa sulle imprese, che con una domanda interna più sostenuta guardano al futuro con più fiducia.

La previsione dei tassi negativi

E il punto non è lo 0,50% dei tassi minimi nella storia della Bce. A destare le preoccupazioni della Buba è la previsione, annunciata da Draghi, di un ulteriore ribasso, che li renderebbe negativi. Timori che sono al lato opposto di quelli dei mercati specialmente asiatici. L’effetto combinato della contrazione dell’indice Pmi manifatturiero cinese, la prima in 7 mesi, e delle dichiarazioni del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, che ha aperto a un possibile ridimensionamento del piano di acquisto di titoli avviato per stimolare l’economia Usa, ha fatto sprofondare la piazza di Tokyo ieri. Insomma, le banche centrali restano gli osservati speciali. Nel bene e nel male.

Il rischio di erosione dei risparmi

I bassi tassi d’interesse applicati dalla Bce sono un rischio per l’economia tedesca: è quanto sostiene l’istituto di ricerca sulla propensione al consumo Gfk. Considerato che i tassi d’interesse per molti depositi e investimenti sono sotto il livello dell’inflazione, “alla lunga non si tratta di una situazione positiva, perché i risparmi perdono valore”, ha spiegato Rolf Buerkl di Gfk. Nel medio e lungo periodo la situazione sarà particolarmente negativa per i fondi pensione.

Uno stimolo a consumi

D’altro canto in Germania i bassi tassi d’interesse, insieme alla solida situazione del mercato del lavoro, aumentano la propensione al consumo. Gfk prevede per giugno un valore di 6,5 punti (aprile 6, maggio 6,2): “Si tratta del dato più alto raggiunto dal settembre del 2007”, ha spiegato Buerkl.

Sale il Pil nel primo trimestre

Il Pil della Germania è cresciuto dello 0,1% nel primo trimestre 2013 dopo il -0,7% di fine 2012, ma l’aumento è stato limitato dalla frenata del settore delle costruzioni (-2,1%) su cui hanno pesato condizioni meteo particolarmente negative. Su base annua si è registrato un calo dello 0,2%. A sostenere il Pil sono stati soprattutto i consumi interni (+0,8%) mentre sono calati export (-1,8%) ed import (-2,1%).

L’indice Ifo sulla fiducia

Confortanti sembrano essere le indicazioni dall’indice Ifo tedesco, con gli investitori tedeschi che si mostrano più ottimisti circa le prospettive per la Germania. L’indice Ifo business climate di maggio si è attestato a 105,7 punti, in crescita dai 104,4 precedenti. Il consensus era per un dato invariato, anche perché l’indice sul clima degli affari era reduce da due mesi consecutivi di cali. In risalita anche l’indice Ifo sulla situazione corrente passato da 107,3 punti a 110 (consensus era 107,2). “Il progresso dell’indice sembrerebbe dipendere dal miglioramento dello scenario corrente sui mercati, alla luce anche dell’intervento sui tassi della Bce”, commenta Vincenzo Longo, market strategist di IG.

Le revisioni al ribasso sul Pil nel 2013 di Dihk

Notizie meno incoraggianti vengono dalla Camera di commercio e dell’industria tedesca, la Dihk, che ha più che dimezzato le proprie stime di crescita del Pil in Germania per il 2013. Secondo gli esperti di Dihk quest’anno il Paese crescerà complessivamente dello 0,3%, contro lo 0,7% stimato precedentemente. ”La ripresa in Germania è per ora posticipata”, ha detto il segretario di Dihk, Martin Wansleben: ”Rispetto all’inizio dell’anno le imprese oggi valutano la propria posizione molto più negativamente”. A pesare soprattutto la fase di crisi che sta ancora vivendo l’Unione europea e l’eurozona in particolare. Per le proprie stime Dihk intervista oltre 24mila imprese in tutto il Paese.

Le previsioni della Buba

Ma questa settimana la Bundesbank si è detta fiduciosa sulle capacità dell’economia tedesca di riprendere a crescere a ritmo sostenuto nel corso del secondo trimestre dell’anno. Dal bollettino mensile della banca centrale tedesca è emersa infatti la previsione di una “solida ripresa” dell’attività economica grazie alla risalita della domanda estera che dovrebbe dare sostegno all’export tedesco. La Bundesbank ha comunque rimarcato che i rischi economici rimangono elevati a causa della debole situazione economica in gran parte della zona euro e dei problemi derivanti dalla crisi del debito. Il prossimo mese sono attese le nuove stime economiche (quelle dello scorso dicembre vedono l’economia tedesca espandersi dello 0,4% quest’anno e dell’1,9% nel 2014).


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