Un nuovo corso era stato annunciato e un nuovo corso sembra davvero esserci. Italia Futura ricomincia a far politica accettuando i toni liberisti e smarcandosi da un governo che pure ha indirettamente contribuito a costituire, oltre a fornire anche esponenti di rilievo come Carlo Calenda, vice ministro dello Sviluppo economico.
Ma evidentemente la fondazione montezemoliana, come lo stesso Luca Cordero di Montezemolo aveva fatto balenare in un editoriale firmato con l’ex senatore Nicola Rossi, ha deciso di imprimere una svolta movimentista e ben poco istituzionale, nonostante abbia fatto da mallevadore a Scelta Civica, la lista promossa da Mario Monti.
Un modo per tenere le mani libere in vista dei prossimi appuntamenti elettorali oppure per marcare una critica alle larghe intese, perché un governo di grande coalizione non è ritenuto all’altezza di incidere su alcuni nodi strutturali dell’Italia, come l’alta pressione fiscale e la spesa pubblica?
In attesa di capirne di più, quello che è certo è che il primo intervento del nuovo corso di Italia Futura è un editoriale firmato a quattro mani da Rossi e da Alessandro De Nicola, avvocato milanese, presidente dell’Adam Smith Society e uno dei promotori di Fermare il Declino, il movimento turbo liberista ora guidato dall’economista Michele Boldrin, che ha sconfitto il candidato Roberto Italia sostenuto tra gli altri proprio da De Nicola.
Le parole d’ordine di Rossi e De Nicola sono chiare: liberalizzazioni, concorrenza, meno fisco e meno spesa pubblica. Da qui discendono le sottili critiche all’esecutivo Letta che ha voluto cominciare ad esempio dal rifinanziamento della cassa integrazione in deroga (la Cig non è mai stata tra le passioni dei liberisti) e tra i rilievi ha incluso anche l’Imu. Meno fisco sì, ma non si cominci dall’Imu?