Il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) ha ricevuto il via libera nell’ultimo Consiglio dei ministri. Sul tavolo dell’esecutivo c’era infatti un disegno di legge ‘’per la ratifica e l’esecuzione dell’accordo tra Albania, Grecia e Italia’’.
Si tratta di un grande “tubo” che porterà dall’Azerbaijan oltre 10 miliardi di metri cubi di gas (estendibili a 20 miliardi) fino al nostro Paese approdando, dopo aver traversato il mar Adriatico, sulle coste pugliesi. La quantità di gas che “sbucherà” in Italia sarà sufficiente per coprire il fabbisogno annuo di 7 milioni di famiglie.
Questo, come altre opere, è un “progetto strategico” e di “interesse comune” per l’Unione Europea. E, in chiave diversificazione delle fonti e sicurezza energetica, lo diventa ancora di più.
L’infrastruttura è, per ora, il collegamento mancante tra i giacimenti di gas del mar Caspio e l’Europa meridionale. Con l’Italia, e in questo caso la Puglia, vera e propria porta d’accesso per quello che viene definito il “corridoio sud” del gas.
L’ACCORDO DEL GOVERNO, LA SICUREZZA ENERGETICA PER L’ITALIA
L’accordo attua l’intesa siglata a settembre del 2012 a New York per la realizzazione del gasdotto. Per Palazzo Chigi “il progetto costituisce per l’Italia un utile strumento per diversificare fonti energetiche e fornitori di energia, con positive ricadute dal punto di vista della sicurezza”. Inoltre, nell’accordo, “frutto di un intensa attività negoziale che ha da tempo impegnato l’Italia”, vengono stabiliti “i principi di collaborazione tra le parti e il sostegno al progetto”; viene riconosciuta “l’importanza del gasdotto impegnando i contraenti a facilitare le procedure di autorizzazione”. Naturalmente tutto nel rispetto di “standard uniformi alle normative tecniche” per “sicurezza, ambiente e lavoro”.
CHI C’E’ DIETRO LA TAP
Progettazione e costruzione della TAP sono curate da un insieme di aziende che si occupano di gas a livello mondiale: la svizzera AXPO per il 42,5%, la norvegese Statoil per il 42,5% e la tedesca E.ON con il 15%. La AXPO è una società impegnata in energy trading, che opera in 20 mercati europei, principalmente nel settore del gas naturale. Statoil è il secondo fornitore in Europa di gas e partner del consorzio di Shah Deniz, il più grande giacimento di gas naturale dell’Azerbaijan; ed è inoltre il principale operatore petrolifero in Atlantico con 8.000 km di condotte sottomarine. Mentre E.ON è tra le più importanti società energetiche in Europa, e fornisce annualmente 53 miliardi di cubi di gas, anche grazie a un sistema fatto da 11.600 km di condotte.
IL PROGETTO
Il gasdotto misura circa 870 chilometri, di questi 547 km sono in Grecia, 211 km in Albania, 104 nel mar Adriatico e 10 km in Italia. Le tubazioni misurano 90 centimetri e verranno interrate ad una profondità minima di 1,5 metri. Le emissioni di CO2 del terminale di ricezione potranno essere al massimo pari allo 0,6% di quelle del comune di Melendugno (un paese di 10.000 persone nel Salento centro-orientale, in provincia di Lecce, a meta’ strada da Otranto).
I TEMPI DELL’OPERA
La fase di costruzione abbraccia (sulla carta) il periodo 2015-2018, mentre la sua operatività vale per i prossimi cinquant’anni, dal 2019 al 2068.
INVESTIMENTI
Le risorse per la TAP non saranno pubbliche. Infatti l’opera non richiede finanziamenti governativi per la sua realizzazione, ma è interamente finanziata da investitori privati.
HUB DEL GAS
Perché il gas verrebbe da chiedersi. Per rispondere basti pensare che in Italia l’86% del fabbisogno energetico è coperto dalle importazioni, e compiere un passo in avanti verso la definizione dell’Italia come un vero e proprio “hub” del gas potrebbe contribuire sia all’economia che alla creazione di posti di lavoro. L’Italia poi è già ben collegata agli altri mercati esistenti: Austria, Svizzera, Germania e Francia.
L’AMBIENTE
Le dichiarazioni di intenti del rispetto dell’ambiente sembrerebbero rassicurare, a cominciare dalle tecniche di saldatura fino alle flessibilità della struttura. Per la tutela dell’ambiente, in senso più stretto, i progettisti fanno sapere di aver messo a punto (dopo uno lungo tre anni con esperti internazionali) un percorso per evitare zone ad alta densità di popolazione. Inoltre, il gasdotto non attraverserebbe nessuna area protetta; il tracciato terrebbe in considerazione anche la presenza di ulivi monumentali. In ambiente marino i tubi dovrebbero invece passare al di sotto della Posidonia oceanica, rispettando questo delicato habitat naturale. Anche la sicurezza verrà garantita da un sistema di manutenzione attivo 24 ore su 24. Sul territorio le strutture visibili saranno sostanzialmente due: la cabina d’intercettazione e il terminale di ricezione del gas (costruito in pietra leccese), su cui Tap sta collaborando con l’università del Salento per la messa a punto di un Piano per l’integrazione architettonica nel paesaggio circostante.
I BENEFICI SECONDO TAP
Posti di lavoro, investimenti e bonus per il territorio. Sarebbero questi i benefici di cui godrebbe l’economia del Salento grazie al progetto della TAP. Secondo uno studio Nomisma Energia complessivamente “la realizzazione dell’opera contribuirà direttamente al Pil della Regione per circa 80 milioni di euro all’anno”, nel corso dei quattro anni di costruzione. Quanto all’occupazione l’effetto diretto per lo stesso periodo viene calcolato in 150 posti di lavoro per ogni anno. In totale, “l’impatto economico del progetto arriva a 290 milioni di euro e 2.170 posti di lavoro l’anno”. Nei cinquant’anni di fase operativa il gasdotto genererà i effetti diretti sul Pil regionale per 180 milioni di euro (4 milioni di euro all’anno), creando 30 posti di lavoro all’anno, con effetti indiretti sul Pil regionale per 380 milioni euro in tutto (8 milioni di euro l’anno) e un impatto occupazionale di 220 posti di lavoro all’anno.
LA CONCORRENZA
Secondo Kjetil Tungland, managing director di Tap, la proposta del consorzio del progetto per la costruzione della Tap costerebbe ‘’significativamente meno’’ di quella presentata dal concorrente Nabucco West. Quest’ultimo progetto, che dall’Azerbaijan arriverebbe in Europa dalla Turchia tramite Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria, avrebbe costi piu’ alti per la maggiore lunghezza del tracciato.