Bando alle dichiarazioni ufficiali, alle prese di posizioni formali, agli annunci e alle mozioni. Sulla questione delle riforme in cantiere, la vera diatriba fra le forze politiche non è Porcellum contro Mattarellum, o Porcellinum, e nemmeno su un altro Maialinum. E le divisioni non riguardano che tipo presidenzialismo si voglia importare in Italia.
Si potrebbe sostenere che il vero discrimine è fra chi vuole prima riformare la legge elettorale e chi, invece, vuole iniziare prima dall’impalcatura istituzionale. Il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, propende per la seconda strada, come ha detto oggi con chiarezza. Ed è la linea seguita dalla grande coalizione che sostiene il governo di larghe intese.
Quindi chi vuole iniziare a riformare la legge elettorale ha uno scopo più o meno recondito: tornare al più presto al voto. Scelta legittima. Che, però, ha un fine politico di piccolo cabotaggio: non far evaporare troppo l’appeal elettorale di uno scalpitante Matteo Renzi.
Il sindaco di Firenze, per carità, esterna apprezzamenti e lodi per Enrico Letta e il suo governo. Ma la realtà può non coincidere con le parole. Infatti quanto più è lunga la durata del governo Letta, più rischia di allungarsi il traguardo elettorale cui ambisce il sindaco di Firenze, che smania senza fingere troppo per essere il candidato premier alla prossima tornata.
Analisi e scenari troppo azzardati? Chissà, ma la sensazione prevalente tra i non renziani che hanno visto all’opera ieri i renziani con la mozione promossa da Roberto Giachetti è quella di un conflitto latente fra Letta e Renzi.
Renzi, nuova legge elettorale peggio del Porcellum (fonte video: Parlamento News)