Questo articolo è stato pubblicato sulla Gazzetta di Parma di oggi.
Se gli altri partiti, e in particolare il Pd, gli avessero dato retta, oggi avremmo al Quirinale “un ottuagenario miracolato dalla Rete”. Così parlò, anzi, ha scritto Beppe Grillo del “suo” candidato alla presidenza della Repubblica, il giurista Stefano Rodotà. Che, a dispetto dell’età, ieri veniva celebrato come “un bambino che non fa inciuci e inciucetti”. E oggi è invece silurato come un uomo “sbrinato di fresco dal mausoleo dov’era stato confinato dai suoi, a cui auguriamo di rifondare la sinistra”.
Ma che sarà mai successo, nel volgere di un mese, per indurre il Comico più politico d’Italia a portare Rodotà dalle 5 Stelle alle Stalle? E’ successa la cosa più elementare di questo mondo: il professor Rodotà s’è permesso di criticare, in modo peraltro civile, alcune scelte del Grillo parlante sul suo blog. Intanto, ha criticato l’uso quasi esclusivo della Rete per fare politica. Poi la scarsa libertà che il Movimento lascia ai propri parlamentari. Infine il risultato delle ultime amministrative, che suona come una sconfitta “per i due grandi comunicatori: Grillo e Berlusconi”, testuale al “Corriere”.
Apriti cielo. La furia di Beppe non ha risparmiato, oltre a Renzi e altri dirigenti del Pd, anche l’ex beniamino in corsa per il Colle. “Non rispondo, non è nel mio stile”, la replica del giurista scaricato.
Intendiamoci, anche quando Grillo alza il volume, già alto, del suo predicare, bisogna sempre ricordare che dice tra il serio e il faceto. Che spesso attacca per difendersi. Che sempre usa argomenti seri con l’aria di chi si diverte e vuol far divertire. E’ un approccio comunque nuovo per il politichese del Palazzo. E’ l’onda di uno tsunami annunciato e cavalcato, e che ha colpito a fondo e bene: tant’è che il 25 per cento degli italiani ha condiviso col voto politico quel messaggio di cambiamento e i bersagli che voleva sradicare uno dopo l’altro, a cominciare dagli odiosi privilegi della casta.
Ma proprio perché un italiano su quattro gli ha dato fiducia, proprio perché Grillo ha saputo andare oltre la destra e la sinistra, evitando anche l’insidia di accodarsi all’irrealistico governo di minoranza sognato da Pierluigi Bersani, i suoi elettori cominciano a chiedergli il conto: che stanno facendo, gli Stellari, per cambiare davvero l’Italia?
E la risposta delle amministrative non lascia dubbi: molti cittadini non salgono più sull’onda dello tsunami. Hanno appeso il surf al chiodo non perché un’informazione insufficiente, faziosa o “di regime” li abbia spaventati (anche se Grillo ha ragione quando lamenta di non godere, in genere, di una “buona stampa”: ma è anche colpa del suo modo di comunicare o non comunicare col resto del mondo). Semplicemente in molti, e da ieri anche il vituperato Rodotà, si sono sentiti e sentono in parte delusi o disillusi rispetto alle aspettative che il Movimento aveva suscitato. In molti si sono accorti, per esempio, dell’abisso che c’è tra il Capo, oltretutto grande assente in Parlamento, e il suo esercito pieno di giovani e di persone “come uno di noi”, certo. Ma si vorrebbe che quest’esercito incidesse nella politica nazionale con idee e iniziative all’altezza del grande cambiamento per il quale è stato prescelto.
Da Grillo e dai suoi si pretende, in sostanza, che la sacrosanta e imponente protesta si trasformi in efficace e rinnovata proposta. Finora non è accaduto e il voto amministrativo, come il termometro che segnala la febbre, lo ha registrato: l’arrabbiatura si sta ritirando. L’intervista di Rodotà e le parole grosse contro Rodotà sono solo l’ultima conferma che, se Grillo e i suoi non cambieranno atteggiamento, mostrando che cosa “sanno fare”, i 5 Stelle rischiano di diventare una Meteora all’orizzonte delle grandi scelte per l’Italia.