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Google dovrà fornire i dati degli utenti all’Fbi

Google dovrà ottemperare agli ordini dell’Fbi e fornire i dati richiesti con le controverse “lettere per la sicurezza nazionale”. Lo ha stabilito una corte federale di San Francisco. Le lettere sono  no strumento per intimare società di telecomunicazioni, provider internet, banche a fornire date e informazioni su clienti e utenti senza dover interpellare prima un giudice e senza che gli interessati ne siano a conoscenza.

Una pratica che si è estesa con la legislazione varata in risposta agli attacchi dell’11 settembre 2001. Lo scorso 20 maggio il giudice Susan Illston ha respinto gli argomenti del colosso informatico di Mountain View sull’incostituzionalità delle lettere.

Il caso sarà ascoltato il prossimo 10 giugno dalla Corte d’appello del nono circuito distrettuale. Il giudice ha lasciato spazio alla grande G per entrare nel dettaglio degli errori nelle procedure che i federali avrebbero violato presentando 19 richieste di dati. Lo scorso marzo la stessa giudice Illston aveva accolto un ricorso della Electronic Frontier Foundation e dichiarato incostituzionali gli ordini che imponevano alle società di non dare notizia delle lettere ricevute dal Fbi, in spregio alla liberà di parola.

In attesa del verdetto del 10 giugno Google dovrà tuttavia attenersi agli ordini, mentre le informazioni sul caso restano segrete. Le lettere di sicurezza nazionale hanno sollevato dubbi sui rischi per la privacy, sollevando le critiche delle organizzazioni per i diritti civili.

Già nel 2007 il dipartimento della Giustizia evidenziò numerose violazioni, in particolare nel far ricorso a questo strumento in situazioni di non emergenza. Nel solo 2011, scrive l’Associated Press, furono spedite oltre 16mila lettere. Negli ultimi tredici anni sono state almeno 300mila, secondo le stime riferite dal magazine Wired.



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