La ripresa economica nell’eurozona arriverà a fine anno, ma sarà “molto graduale”. L’ottimismo, anche se in forma ridotta, del governatore della Bce Mario Draghi oggi è rafforzato dai risultati dell’indice manifatturiero Pmi elaborato dalla società MarkitEconomics per il mese di maggio. E le cifre evidenziano una convalescenza lenta e incerta, ma a cui è importante aggrapparsi durante la guarigione dalla crisi, sebbene sotto osservazione, stavolta, resti Parigi.
Le previsioni del Fmi
Il Fondo monetario internazionale ha ritoccato al ribasso le previsioni sull’economia della Francia, per cui ora pronostica una recessione dello 0,2 per cento quest’anno, contro il meno 0,1 per cento indicato a metà aprile, mentre sul 2014 si attende una ripresa dello 0,8 per cento in termini di Pil, a fronte del più 0,9 per cento precedentemente previsto. E nel rapporto conclusivo a seguito della consueta missione di ispezione annuale, il Fmi esorta Parigi a mantenere lo slancio delle riforme strutturali, e a rimuovere “le forti rigidità” che ne sclerotizzano l’economia.
Inoltre, secondo l’istituzione di Washington, è improbabile che si riesca a impartire la svolta al ciclo negativo del mercato del lavoro entro fine anno, come si è impegnato a fare il governo del presidente François Hollande.
L’indice manifatturiero dell’eurozona secondo MarkitEconomics
In parallelo alla lieve crescita pronosticata per la Germania dal Fmi corre l’indice Pmi. Dopo quattro mesi di peggioramenti, a maggio l’indice dei responsabili degli approvvigionamenti ha segnato una leggera risalita, pur restando a valori recessivi con 48,3 punti dai 46,7 di aprile. Il dato definitivo, comunicato dalla società di ricerche MarkitEconomics, si è rivelato migliore dei 47,8 punti indicati nella stima preliminare. Inoltre l’indagine ha rilevato la contrazione meno marcata della produzione da 15 mesi a questa parte. Il Purchasing managers index resta comunque inferiore ai 50 punti, la soglia di demarcazione tra crescita e calo dell’attività. Quello tedesco? Segna a maggio, secondo la lettura finale, un progresso a quota 49,4 punti dai 48,1 del mese precedente e i 49 della lettura preliminare.
“Lo studio suggerisce che il Pil possa contrarsi di uno 0,2% nel secondo trimestre 2013, spingendo la regione nel settimo trimestre consecutivo in recessione”, ha dichiarato al Financial Times Chris Williamson, capo economista di Markit.
L’indice Pmi in Italia
Dinamica simile in Italia, dove il relativo indice Pmi è risalito a 47,3 punti, dai 45,5 di aprile, mentre secondo quanto riporta un comunicato la dinamica dei tagli occupazionali nel manifatturiero si è attenuata ai minimi da 14 mesi.
Il focus sulla Francia
“La preoccupazione principale arriva dalla Francia dove la contrazione risulta a tassi superiori rispetto a quelli della Spagna, (passata dal 44,7 di aprile al record degli ultimi due anni di 48,1) e dell’Italia durante l’anno in corso. La continua e netta diminuzione dei livelli occupazionali, e il maggiore crollo dei prezzi di vendita in tre anni e mezzo, fanno riflettere su come la regione stia facendo i conti sia con l’aumento record della disoccupazione che con le pressioni deflazionistiche in corso”, ha osservato Williamson.
Il rischio Spagna secondo il Fmi
La Spagna ha adottato la maggioranza delle misure necessarie previste dall’accordo raggiunto con le autorità europee. La fiducia è migliorata, “con il premio di rischio sul debito spagnolo al di sotto dei livelli registrati all’avvio del programma”. Ma i rischi all’economia e al settore finanziario restano elevati, afferma il Fondo Monetario Internazionale al termine della terza missione di monitoraggio del sistema finanziario spagnolo.