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La Germania è affaticata. La diagnosi di Fmi e di Bce

La crescita, anche per la Germania locomotiva d’Europa, resta debole. Per lo meno finora. Le previsioni infatti, anche quelle del Fondo monetario internazionale, sembrano variare col tempo, e in otto settimane sono state “solo” dimezzate. L’indice manifatturiero europeo vede una leggera risalita, l’appiglio cui potrebbe far riferimento il governatore della Bce Mario Draghi giovedì per mantenere i tassi invariati ed evitare di lasciare ogni speranza scendendo negli abissi dei tassi negativi. L’inferno allora, è sicuro, scoppierebbe nel direttorio della Bce.

La crescita debole tedesca e il dimezzamento delle stime Fmi

Nel 2013 la Germania dovrebbe registrare una crescita “debole” pari allo 0,3%, con una accelerazione verso la seconda metà dell’anno. E’ il giudizio formulato dal Fondo Monetario Internazionale nel rapporto annuale sull’economia tedesca in cui si sottolinea come l’incertezza legata alle prospettive dell’eurozona “ha portato a un calo dell’export tedesco nella regione oltre che a un forte rallentamento degli investimenti”.

Bene l’allentamento tedesco

Il Fondo ricorda comunque “i forti fondamentali” dell’economia tedesca e promuove il “leggero allentamento” dei conti pubblici, invitando a evitare “una performance eccessiva sul fronte fiscale”. I tecnici dell’Fmi poi invitano a una riforma del settore finanziario così da assicurare “una piena armonizzazione con le iniziative europee”.

Riforma bancaria e del mercato finanziario

La revisione al ribasso, meno di otto settimane fa infatti il Fmi aveva alzato le stime a un +0,6% per il 2013, segue un primo trimestre debole, come ha fatto presente Subir Lall, economista del Fmi presentando il rapporto Articolo IV sulla Germania, ovvero la revisione annuale sullo stato di salute economico e finanziario del Paese. Nonostante consumi solidi e un tasso di disoccupazione basso, il ribasso delle esportazioni verso gli altri Paesi dell’Eurozona, più in difficoltà, aumenta le incertezze, soprattutto se la crescita dovesse fermarsi. Il Fmi ha inoltre chiesto a Berlino di proseguire con la riforma del mercato finanziario, aumentando gli ammortizzatori di capitale e la supervisione bancaria, in questo modo contribuendo a ridurre l’incertezza.

Le prossime mosse della Bce

La matassa da dipanare resta in mano al direttivo della Bce che si terrà giovedì, quando si decideranno le prossime mosse dell’istituto guidato da Draghi. Dopo il taglio dei tassi dello scorso mese, allo 0,50%, il governatore ha dichiarato di essere pronto ad agire ancora, ma il non peggioramento dell’outlook potrebbe spingerlo a mantenere invariati i tassi.

Le previsioni di Francoforte

Le previsioni della Bce? Il ritmo con cui le economie dell’eurozona si stanno contraendo a maggio è rallentato, sebbene l’area rimarrà in recessione anche nel secondo trimestre. La Banca centrale europea prevede una “ripresa molto graduale” dell’eurozona nella parte finale dell’anno. “La situazione economica nell’area euro resta impegnativa, ma c’è qualche segnale di una possibile stabilizzazione”, ha detto Draghi intervenendo a Shangai a una conferenza finanziaria.

I rischi e l’opposizione all’ipotesi tassi negativi

Un taglio dei tassi diminuirebbe la differenza tra il tasso di rifinanziamento a cui le banche ottengono prestiti dalla Bce e il tasso d’interesse sui depositi, cioè quanto la Bce paga sui depositi degli istituti. Nell’ipotesi più estrema, questo tasso potrebbe anche passare in territorio negativo, con una diminuzione dei tassi che potrebbe sconvolgere il mercato monetario. Mentre Draghi ha ribadito di essere tecnicamente pronto all’adozione di tassi negativi, facendo pagare le banche per i loro depositi presso la Bce, questo passo rappresenterebbe un salto nel vuoto, raccogliendo con tutta probabilità le critiche di alcuni membri del board della Bce. Il riferimento, poco casuale, è al governatore della Bundesbank tedesca Jens Weidmann.



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