Grazie all’autorizzazione dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi del gruppo Class Editori.
Istanbul, la città principale nella parte europea della Turchia, si è trasformata un polveriera. I giovani, le donne, ma anche i professionisti sono scesi in piazza per contestare il governo di Recep Tayyp Erdogan che è intenzionato a far regredire verso l’integralismo soffice il paese, che, fin dal 1937, aveva tolto dalla Costituzione, l’articolo che diceva: «La religione della Turchia è l’Islam. Fu Mustafà Kemal Ataturk, un presidente di formazione militare a proporsi, negli anni Trenta, di laicizzare la Turchia usando, per riuscirci, i modi spicci. Ataturk proibì ogni confusione fra lo stato laico e la pratica religiosa, arrivando a vietare, alle donne, l’uso di veli islamici (anche i meno invasivi) specie in locali pubblici. Il suo obiettivo fu raggiunto anche a costo di trasformare la Turchia in una democrazia dittatoriale, nella quale i militari si erano ritagliati a loro favore una larga fetta di potere.
Laicizzare un paese islamico è stata un’impresa difficile, come si vede dal recente successo elettorale di Erdogan. Di fatto, però, Erdogan ha fatto il pieno di voti più nelle campagne, inevitabilmente più conservatrici, che non nelle grandi città, dove lo sviluppo degli ultimi vent’anni e l’apertura verso il mondo, miscelandosi con il fatto che la Turchia è un paese musulmano ma non arabo, hanno fatto sì che la religione diventasse sempre più un fatto personale, per di più socialmente in declino.
La rimusulmanizzazione della Turchia da parte di Erdogan si è sviluppata in modo progressivo, fino a risultare indigeribile alle popolazioni urbane che, a Istanbul e nelle altre città turche, vivono all’occidentale e si nutrono di prodotti culturali provenienti dall’Occidente: dai programmi tv, ai film, ai libri, ai giornali, ai distaccamenti universitari americani o europei. I turchi urbani, in un primo tempo, ritenevano che Erdogan si accontentasse di guidare il paese utilizzando un partito bigotto ma non integralista com’era la Dc negli anni Cinquanta. Adesso che si sono accorti che il modello di Erdogan è più l’Iran che l’Europa, non ci stanno più e scendono in piazza. Purtroppo questo alt arriva mentre la Siria è in fiamme, il Libano è un campo profughi, l’Iran allunga i suoi artigli verso il Mediterraneo e Israele si prepara al peggio.