Mancano pochi giorni a quella fatidica data, il 19 giugno, quando la Corte Costituzionale sarà chiamata ad esprimersi sui destini di un processo che ha condannato il vincitore delle ultime elezioni, soprattutto del post elezioni, a una pena che lo vedrebbe interdetto dai pubblici uffici, quindi fuori dal Parlamento.
TERREMOTO A PALAZZO CHIGI?
Sulla rilevanza dei processi a carico di Silvio Berlusconi rispetto al futuro destino del governo Letta si è scritto di tutto e di più. Al di là delle dichiarazioni di circostanza più volte ribadite sui media dai vari protagonisti, solo un ingenuo può pensare che una sentenza avversa al leader del Pdl non comporti un terremoto a Palazzo Chigi, come peraltro solo uno sprovveduto può identificare la fine della storia politica di Berlusconi con una sua eventuale eliminazione dal Senato.
LEGATI AL DESTINO DI BERLUSCONI
Quindi i delicati equilibri di un governo di larghe intese, anomalo quanto straordinario nei numeri della sua maggioranza, trattandosi di un governo politico e non tecnico, vivono appesi a quel fragile filo lungo seicento chilometri, ordito tra i palazzi della politica romana e della giustizia milanese, dove sono in molti a pensare che la legge sia uguale per tutti ma non tutti sono uguali di fronte ai pubblici ministeri.
LA FORZA DEL CONSENSO POPOLARE
La forza di Silvio Berlusconi deriva dal consenso popolare. Senza entrare nel merito di stucchevoli questioni sui contenuti della sua proposta politica ed analisi sociologiche che, dopo venti anni, di successi ed alcuni fallimenti, ancora lo determinano, è pacifico che il leone di Arcore è ancora il sovrano indiscusso del suo partito e si conferma quale riferimento politico personale di un terzo degli italiani, peraltro in crescita nei sondaggi.
LA STRATEGIA DEL CAVALIERE
Tuttavia, dopo aver vinto molte battaglie nei confronti dei giudici milanesi con assoluzioni o prescrizioni, la sua guerra personale ai giudici milanesi è giunta allo scontro finale. Da abile stratega, Berlusconi è pienamente consapevole che le battaglie si vincono prima di essere combattute, quindi che fa? Gli organizzano manifestazioni di piazza per compattare i proseliti, manda avanti gli esploratori, in particolare una, la Santanché con le sue esternazioni, l’ultima delle quali paventa addirittura una eventuale rivolta fiscale degli elettori del centrodestra in caso di condanna definitiva del Cavaliere.
Ma non basta, occorre andare oltre: bisogna individuare uno spunto tra quelli utilizzati in campagna elettorale per rinvigorire il sostegno ed il consenso popolare. La soluzione? E’ a portata di mano: è Letta, ovvero utilizzare il suo governo (che è quello voluto da Berlusconi) esortandolo a battere i pugni sul tavolo europeo, opponendosi al rigore della Cancelliera Merkel e dell’egemonia tedesca sulle decisioni del consesso europeo.
DALLA PARTE DEL POPOLO
A prescindere dalle singole opinioni in merito alla bontà delle strategie e delle azioni dei troppi burocrati europei in questi ultimi cinque anni di crisi, dalle considerazioni su una moneta unica di tutti e di nessuno, paradossalmente nata prima di una unione fiscale europea, quello di Berlusconi è un colpo da maestro. Nel merito, è ininfluente l’atteggiamento che il premier Letta assumerà nei confronti dei colleghi, in particolare della Merkel, rispetto all’obiettivo che il Cavaliere raggiunge: cavalca il sentiment popolare, diventandone così il paladino, l’uomo che esortando il governo a non piegarsi ai diktat di Berlino conforta i cittadini italiani, alcuni direbbero illude, dando loro una possibile soluzione alternativa e definitiva per una nuova via da percorrere e sconfiggere la paura del futuro.
Incamera punti di consenso, utilissimi e spendibili a breve per evitare che quel prossimo 19 giugno si prospetti come una giornata nera per il Cavaliere e temo, purtroppo, per tutti i cittadini italiani. In ogni caso, è sempre lui, è sempre Silvio Berlusconi, angelo o diavolo, a fare notizia.
Processo Mediaset: per Berlusconi condanna a 4 anni confermata in Appello (fonte video: Tg La7)