Era, sino a pochi anni fa, uno degli ordini più forti e potenti all’interno della Chiesa. I Legionari di Cristo, fondati da padre Marcial Maciel, godevano infatti della simpatia, mai nascosta, se non addirittura della protezione, di Papa Giovanni Paolo II che guardava a loro come ad una grande risorsa per la Chiesa. Tanti giovani, in quegli anni, si sono avvicinati alla Legione sino al 2008, quando con la morte del fondatore sono venuti alla luce, sempre più, gli abusi, le malefatte, i figli e le amanti di padre Maciel. Una vita, quella dei legionari, che si fondava su una sorta di idolatria nei confronti del proprio fondatore tanto che, anche dopo la condanna avvenuta nel 2006, una sorta di gruppo di pretoriani (o di “cerchio magico” come si direbbe oggi) rimase a difendere padre Maciel sino alla sua morte. Ma cosa ne è oggi di questo movimento che, secondo i dati del dicembre 2011, è presente in 22 paesi, e conta 3 vescovi, 920 sacerdoti e oltre 2.000 religiosi?
Le accuse a padre Maciel
L’elenco delle accuse contestate al fondatore dei Legionari di Cristo, che hanno portato alla sospensione a divinis del 2006 inflitta da Papa Benedetto XVI, è piuttosto lungo. Si va dagli abusi sui seminaristi ad episodi di corruzione passando per l’uso di droghe. E non basta. Secondo le accuse, infatti, oltre a menzogne sistematiche, padre Maciel avrebbe posto in essere un sistema di controllo simile a quello della Gestapo tedesca, riuscendo addirittura a tenere nascosta l’esistenza di ben due diverse famiglie, figli compresi (alcuni dei quali subirono abusi dal fondatore dei Legionari). Non è stato semplice, però, arrivare alla “condanna” di padre Maciel che, e giova ricordarlo, non è mai stato né processato né ridotto allo stato laicale essendo stato ritenuto sufficiente da Papa Benedetto XVI invitarlo a ritirarsi a vita privata e sospenderlo a divinis.
Importanti protezioni
La prima denuncia contro padre Maciel venne fatta da un gruppo di vittime nel lontano 1997. Non fu facile farsi ascoltare, tanto che le ulteriori denuncie vennero prese in considerazione solamente nel 2005. E’ risaputo, infatti, che padre Maciel godesse di protezioni all’interno delle alte sfere del Vaticano. Secondo il vaticanista dell’Espresso Sandro Magister, infatti, il fondatore del Legionari “continuava a godere di protezioni potenti, del cardinale Sodano, del cardinale Rodé, del cardinale Dziwisz, di quegli alti prelati che avevano beneficiato delle generose elargizioni di Maciel e dei suoi”. Per arrivare sino al Papa di allora: “anche Giovanni Paolo II, a suo tempo, era stato conquistato dalla loro propaganda” ha scritto Magister. Non è stato quindi facile rompere quel muro di omertà che si era creato intorno a Maciel. Veniva idolatrato e preso di esempio come emblema di sacerdote della vita santa.
L’opera di pulizia
E’ stato Benedetto XVI, nell’ambito di quella sua penetrante azione volta a fare “pulizia” all’interno della Chiesa (“quanta sporcizia nella Chiesa” affermò l’allora cardinale Ratzinger pochi giorni prima di salire al Soglio di Pietro), a prendere in mano la situazione per cercare di riformare i Legionari. Nel 2009 Papa Ratzinger ordinò una visita apostolica con cinque ispettori di propria nomina coordinati da un suo uomo di fiducia, il cardinale Velasio De Paolis. De Paolis, famoso per avere osteggiato il film “Angeli e Demoni” di Dan Brown ed essersi impegnato a fondo per impedirne la registrazione nelle chiese di Roma, nel 2010 ha prodotto una relazione finale frutto di un lungo lavoro di indagini svolto in circa una decina di paesi. Ed è proprio a De Paolis che Benedetto XVI ha affidato l’incarico, nominandolo commissario per i Legionari di Cristo, di occuparsi della riorganizzazione dell’ordine e di cancellare la memoria del suo fondatore.
Le difficoltà di De Paolis
L’opera di pulizia di De Paolis si è rivelata più difficile di quanto previsto. Nonostante quanto avesse fatto padre Maciel, infatti, come scritto dal vaticanista Magister, “lo spirito di corpo che Maciel aveva infuso nella Legione continuava ad essere vivo anche senza di lui e si concretizzava in un’obbedienza ai capi che questi si guardavano bene dall’allentare”. Ciò ha portato De Paolis ad agire con grande cautela, rimuovendo pian piano i vari “pretoriani” di Maciel e non, come in molti avevano auspicato, con fare “rivoluzionario”. Un atteggiamento, quello di De Paolis, che lo ha portato a scontrarsi con un gruppo di “dissidenti” che, invece, reclamavano un’immediata e significativa pulizia. De Paolis, in un incontro privato con i Legionari residenti a Roma, parlò di un “nucleo di minoranza” che ha una “influenza negativa” ed i cui membri sono “fortemente critici” verso il percorso di rinnovamento. Un contrasto, quello tra il commissario e i “ribelli”, che ha portato molti illustri esponenti ad abbandonare per protesta l’ordine. Tra questi, in particolare, il fondatore dell’agenzia di stampa cattolica Zenit e numerosi membri del Regnum Christi, il movimento di laici consacrati legato alla Legione. Secondo stime recenti, infatti, negli ultimi anni ben 42 sacerdoti e 150 seminaristi avrebbero abbandonato i legionari.
L’incontro con Papa Francesco
E’ stato un comunicato dei Legionari di Cristo a renderlo noto. Nei giorni scorsi, infatti, il cardinale De Paolis ha incontrato Papa Francesco per consegnargli una relazione sulle “diverse tappe del cammino percorso con la Legione ed il Regnum Christi, soprattutto sul suo terzo anno come Delegato Pontificio”. De Paolis e Papa Francesco hanno quindi discusso circa l’opera di riforma della Legione, che molto probabilmente verrà portata a compimento agli inizi del 2014 quando, nel corso di un Capitolo generale straordinario, verranno presentate le nuove Costituzioni. Secondo quanto riportato da Giacomo Galeazzi su Vatican Insider, il progetto prevede un “ridimensionamento del ruolo della Legione rispetto alla vasta galassia del Regnum Christi”. E solo una volta approvato il testo delle nuove costituzioni e definito l’organigramma della nuova Legione, il commissario De Paolis rimetterà il proprio mandato al Papa. Con un bilancio, della propria opera di pulizia, piuttosto positivo: “la quasi totalità dei sacerdoti, pur tribolati da ogni parte, ha proseguito e non si è persa d’animo perseverando nella propria vocazione” ha dichiarato il cardinale responsabile di riformare la creatura di padre Maciel.