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Il Pd vince grazie all’inconsistenza di Grillo e Berlusconi alle comunali

A chi pensa che i risultati elettorali delle Comunali abbiano una portata storica, segnino una tendenza inedita e indicano un futuro magnifico per la sinistra e il Pd, è consigliabile una lettura che smorza i troppi entusiasmi che grondano dai vertici nazionali del Pd (come ha fatto notare anche Matteo Renzi ieri a Piazza Pulita) e ridimensionano la connotazione politica dei titoloni a caratteri cubitali sul Pd che batte il Pdl 16 a zero.

I numeri del politologo D’Alimonte

La lettura consigliata è quella di Roberto D’Alimonte, politologo ed esperto di analisi elettorale che insegna all’università Luiss di Roma. “Queste elezioni non dicono nulla di nuovo”, scrive D’Alimonte oggi sul quotidiano Il Sole 24 Ore. Certo, i numeri fanno impressione, riconosce lo stesso D’Alimonte: “Dei 92 Comuni sopra i 15mila abitanti che sono andati al voto in questa tornata amministrativa, il Pd ne amministrava 35 e ora ne amministra 54. Il Pdl ne amministrava 50 ed è passato a 17”.

Il successo previsto e prevedibile del Pd

“Era prevedibile che la sinistra avrebbe ottenuto un notevole successo”, scrive l’analista sul Sole 24 Ore: “Il motivo è semplice, ed è noto da molto tempo: quando la partita si gioca sul terreno delle elezioni locali la sinistra ha un vantaggio sia nei confronti della destra che del M5s. Questi ultimi dipendono da Berlusconi e Grillo”.

Il Pd vince per abbandono degli avversari

Tutto ciò non vale per il Pd, secondo D’Alimonte: “Per quanto indebolito e diviso il partito conserva un’organizzazione territoriale e ha candidati capaci di mobilitare il proprio elettorato. Per questo il Pd vince a livello locale. Ma vince con relativamente pochi voti e per abbandono degli avversari”.


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