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Turchia, le mosse di Erdogan bacchettate da Obama

Erdogan huawei

Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan incontrerà oggi alcuni membri della Piattaforma di Solidarietà per Taksim, un gruppo che riunisce più di 80 ong e altre organizzazioni presenti nelle proteste contro la demolizione del parco Gezi, origine di tutta la rivolta.

La riunione arriva dopo il duro intervento con il quale la polizia turca ha sedato la protesta a piazza Taksim dopo 11 giorni di manifestazioni. La polizia non era entrata nella zona dal 1 giugno.

Yalcin Akdogan, consigliere del primo ministro Erdogan, ha detto in un programma della tv turca che il governo sta portando avanti i dialoghi per un’uscita negoziata, nonostante vede nelle proteste un tentativo di indebolire al partito governativo nelle elezioni legislative locale e presidenziali del 2014.

Le parole della Casa Bianca

“La stabilità della Turchia può essere garantita solo sostenendo il diritto di espressione e quello di riunione”. Così la Casa Bianca ha commentato quanto accade a piazza Taksim. Ha assicurato che segue con preoccupazione le proteste e non decade nel sostegno della libertà di espressione, di assemblea e il diritto a protestante pacificamente.

Il portavoce del governo americano, Caitilin Hayden, ha detto che gli Stati Uniti credono “che la stabilità di lungo termine della Turchia sia meglio garantita sostenendo le libertà fondamentali e la libertà dei media. La Turchia è un paese alleato e amico, e ci aspettiamo che le autorità turche sostengano queste libertà fondamentali”.

La pubblicità sul New York Times e la colpa dei media

“Il popolo della Turchia ha parlato, non saremo oppressi”, dice il titolo di un testo, il cui titolo scompare tra il fumo del gas lacrimogeno. Con la firma di “Gezi Democracy Movement”, questa pagina di pubblicità (a pagamento) è stata pubblicata sul quotidiano americano The New York Times, dopo una colletta su internet che ha raccolto più di 102mila dollari in cinque giorni.

“Durante i sei anni che il primo ministro Erdogan è stato al potere abbiamo visto crollare costantemente i nostri diritti civili e le nostre libertà. L’arresto di molti giornalisti e artisti, e la restrizione alla libertà di espressione, ai diritti delle donne e le minoranze dimostrano che il partito al potere non è serio in quanto alla democrazia”, spiega il testo. L’idea era quella di spiegare al mondo quanto sta succedendo in Turchia. Hanno partecipato più di 2500 persone con contributi inferiori a 50 euro.

Erdogan ha trovato un altro colpevole delle manifestazioni. In una riunione ad Ankara con membri del gruppo Akp, ha detto: “La stampa straniera, sistematicamente disinformata, sta tentanto un attacco contro la Turchia… è un altro nemico, attraverso gli elementi estremisti e le reti sociali”. Il portavoce del partito, Ali Sahin, ha detto di nuovo che porteranno avanti un progetto di legge per limitare i social network perché Twitter “è più pericoloso che un’auto-bomba”.


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