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Roberto Fico, il nuovo alfiere del M5S

Nella puntata di questa sera di Otto e Mezzo, c’era ospite il deputato del M5S Roberto Fico. Ho guardato l’intervista con grande interesse e attenzione.

Ho avuto una sensazione di spaesamento notevole. Fico ha fatto un’affermazione che denota una totale “ignoranza” della Costituzione e del suo ruolo di eletto nel parlamento. Afferma, infatti, di non rappresentare il “parlamento” – dichiarandosi quindi estraneo alle accuse di Grillo circa la “tomba maleodorante”, perché lui è lì per rappresentare i cittadini che vogliono un “altro” parlamento e in sostanza quelli che lo hanno votato.

Un grave errore perché l’eletto non ha vincolo di mandato e non rappresenta gli interessi particolari dei soli elettori del movimento, ma tutto il popolo italiano. La prospettiva è molto diversa ed è grave che un giovane eletto, che dovrebbe conoscere bene questo argomento, visto che se ne parla da anni, non lo riconosca. Non solo, Fico parla come se fosse “oltre il parlamento” come se non facesse parte: e che cosa ci sta a fare sui banchi della Camera? Chi ce lo ha mandato e perché?

Il giornalista del messaggero, Cappellini, lo incalza con molte domande, ma Fico dribbla parlando di cose che in effetti non c’entrano molto con le domande. Mi aspettavo che un “esperto” di comunicazione fosse più abile nel gestire un’intervista, molto educata, pacata e conciliante, tra l’altro.

Mi chiedo quale meccanismo psicologico possa aver innescato Fico per auto convincersi delle cose che ha affermato. Molti si riempiono la  bocca di parole come “democrazia”, “libertà” e “autonomia”. Per non parlare poi delle parole quali “responsabilità” e “cambiamento”. Credo siano le parole è più abusate e peggio conosciute, di tutto il nostro vocabolario (almeno quello dei politici). Gruber è molto precisa e si chiede “che idea di libertà e che idea democrazia” stanno dietro la decisione di “espellere” una senatrice per aver fatto un’affermazione in piena coscienza, sulle strategie comunicative del suo movimento. Fico parla di “tradimento” dei valori e principi del movimento stesso.

In questo caso, allora, ha ragione Favia quando parla del codice nascosto, la regola segreta – implicita e fondamentale, ossia “non criticare mai Grillo (e Casaleggio)”. Fico nega con fermezza: Grillo non è il capo. E dunque, perché una senatrice eletta per rappresentare il popolo italiano si trova sotto processo (non in streaming, come le regole del movimento prevedono) per aver detto che“Grillo è il problema” nel fallimento comunicativo del movimento, per essersi espressa in disaccordo con l’affermazione che “il parlamento è una tomba maleodorante” (difendendo l’istituzione sacra del nostro sistema democratico, di cui fa parte) e per aver riconosciuto un evidente “flop” nelle elezioni amministrative?

Fico non risponde: lo streaming a volte si fa a volte no. Ci sono comunque le sintesi degli incontri. La democrazia e la libertà sono spesso usate all’occorrenza per definire il proprio spazio di azione e di “legittimazione”. Ma non prendiamoci in giro, per cortesia: minacciare una senatrice in un Blog e chiederne l’espulsione per aver “criticato” un individuo che “non è neppure il capo del movimento” è il massimo dell’autoritarismo e dell’irrazionale politico. Inoltre, proprio in un caso così grave, come l’espulsione di una senatrice dal proprio gruppo, non viene offerta la possibilità ai suoi elettori (ma sempre e comunque a tutti gli italiani) di ascoltare e verificare direttamente questo “processo” con il consueto “streaming”.

Dice Fico: “le critiche dovrebbero essere fatte dentro al movimento” e non parlando con i giornalisti. Può essere definita “libertà di espressione”, se ciascun  eletto può dire solo ciò che è stato concordato con l’assemblea? Può essere definita “libertà di espressione” la censura mediata da un blog da parte di uno che non è il leader (così dice Fico) del movimento stesso?

L’intervento di Roberto Fico mi ha davvero lasciato senza parole. Concordo con Cappellini: uno scenario orwelliano. Le parole non hanno più il loro significato, ma il loro opposto. Il discorso si rovescia su se stesso e la realtà è completamente stravolta. Ma questo processo è frutto di un auto convincimento personale o di una vera e propria perdita di lucidità? Un movimento o una setta?

Mi interrogo seriamente sul concetto stesso di democrazia, perché in questa vicenda vedo un arroccarsi sempre più in posizioni autoritarie e verticistiche, con una totale perdita di discussione orizzontale e con un totale disprezzo del principio sacro santo di “libertà di espressione” (nei limiti del lecito e dell’educato) che dovrebbe contraddistinguere l’operato di un eletto nel parlamento: a vantaggio, è bene ricordarlo di tutti i cittadini italiani, e non solo di chi ha dato loro il voto.


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