A Palazzo Chigi sono forti le attese per il vertice che si terrà oggi a Roma tra i ministri del Lavoro e dell’Economia di Italia, Germania, Francia e Spagna. La disoccupazione giovanile è infatti il problema più grave che l’Unione europea deve affrontare. E se anche la Germania sventola la bandiera della piena occupazione, un intervento a livello europeo è più che mai necessario per sedare tensioni sociali e ondate populiste che si ripercuotono in tutta Europa.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta vuole approvare ”in fretta” misure sul lavoro, prima del vertice europeo di fine mese. Il premier ha fatto il punto in un incontro col Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il nodo sono le coperture per provvedimenti come la riduzione del cuneo fiscale. Misure “pesanti” in campo ci saranno solo se l’Europa sbloccherà l’utilizzo del fondo da 6 miliardi di euro istituito dal Consiglio europeo per combattere la disoccupazione giovanile. Un palliativo magari, ma il problema resterebbe comunque.
La strategia europea
Come sottolinea Giulia Rosolen (Scuola internazionale di Dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo), “con la Raccomandazione del 22 aprile 2013, che rimane pur sempre, è bene ricordarlo, un atto non vincolante per gli Stati Membri, si è posta al centro del dibattito europeo la necessità di investire sul capitale umano dei giovani guidando le loro transizioni occupazionali. La strategia elaborata, la c.d. Youth Guarantee, si propone di raggiungere uno specifico obiettivo: garantire ai giovani un’opportunità di lavoro o formazione entro un periodo di 4 mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale”.
I pilastri del sistema Youth Guarantee
La garanzia per i giovani – spiega Rosolen – deve declinarsi in specifiche misure di intervento riconducibili a sei pilastri:
1) Elaborare strategie baste sulla partnership, come identificare l’autorità pubblica incaricata di istituire e gestire Il sistema di garanzia per i giovani e di coordinare la partnership a tutti i livelli in tutti i settori; 2) Intervento tempestivo e attivazione operare perché i servizi occupazionali siano in grado di fornire un orientamento personalizzato e una progettazione individuale; 3) Misure di sostegno per l’integrazione nel mercato del lavoro; 4) Finanziamento; 5) Valutazione; 6) Attuazione.
“Nella progettazione del sistema di Youth Guarantee, l’Europa si è ispirata alle sperimentazioni avviate nell’ultimo decennio in alcuni Paesi europei. Svezia e Finlandia, sono stati i primi Paesi europei a delineare i tratti di una Youth Guarantee, introducendo uno specifico sistema di coordinamento tra sistemi educativi e servizi per l’impiego”.
L’esempio finlandese
In Finlandia “la Youth Guarantee coinvolge i giovani disoccupati sotto i 25 anni (da quest’anno anche i laureati con meno di 30 anni). L’obiettivo cui è preordinato il programma è quello di ridurre il periodo Di inattività dei Giovani aiutandoli a trovare un’occasione di lavoro o un’offerta formativa”.
Il flop dei centri per l’impiego in Italia
Il Governo italiano sta lavorando per recepire in tempi rapidi la strategia europea. Il progetto in via di definizione evidenzia la centralità dei centri pubblici per l’impiego nell’implementazione del piano. “Il limite della proposta è proprio questo. Nel nostro Paese i centri per l’impiego non funzionano: intermediano poco più di 3 persone su 100, in gran parte appartenenti alle categorie protette (Il mercato del lavoro tra forma e sostanza, Isfol, 2013)”, commenta Rosolen.
Potenziare le partnership pubblico-privato
“L’unica strada percorribile per attuare in tempi brevi la strategia europea è quella di potenziare il raccordo tra pubblico e privato coinvolgendo le istituzioni formative, le parti sociali a tutti i livelli, valorizzando i territori. Ce lo dicono le esperienze avviate nelle Regioni italiane, che evidenziano come l’elemento di successo si identifichi nella capacità di creare partnership, integrazione, raccordo nei servizi per l’impiego. Esempi di Youth Guarantee all’italiana si rinvengono nel Veneto, dove è in via di implementazione un Piano integrato per l’occupazione giovanile, ispirato al modello nordico e in Toscana, dove nell’ambito del Progetto Giovani Sì, la Regione ha approvato un pacchetto di misure volte a sostenere i giovani non solo nella transizione scuola lavoro ma anche in quella verso l’età adulta”, conclude.
Un programma inattuabile
Critico anche Michele Tiraboschi, il coordinatore del comitato scientifico di Adapt, l’associazione fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro. Tiraboschi, allievo di Marco Biagi, spiega infatti che “non è esercizio così complesso anticipare già oggi l’inutilità, e dunque il probabile fallimento, delle misure in corso di predisposizione da parte del governo. Per non parlare poi dell’ambizioso progetto europeo della c.d. Youth Garantee, fatto ora proprio dal governo, che, per funzionare, necessita di ingenti risorse pubbliche, oggi non disponibili, e di una efficiente rete di servizi pubblici al lavoro di cui il nostro Paese non ha mai potuto beneficiare”, evidenzia.