Ce l’ha fatta Hassan Rowhani a prendere la maggioranza assoluta dei voti nelle elezioni presidenziali di ieri in Iran. Per poco, ma ce l’ha fatta. Il candidato riformista moderato ha avuto il 50,4% una volta che è stato completato lo scrutinio in più di un quinto (20,7%) dei seggi.
La notizia è stata diffusa dalla tv di Stato iraniana. Dei quasi 6,4 milioni di voti validi scrutinati, Rowhani ha ottenuto 3,2 milioni, mentre il primo degli altri candidati, il conservatore sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf, ha raccolto il 17,1%, circa 1,1 milioni di voti.
Per Rowhani è stato decisivo il sostegno implicito di Mohammad Reza Aref, l’unico candidato riformista approvato dalle Guardie della Rivoluzione islamica, che si è ritirato della corsa elettorale e ha fatto capire che appoggiava Rowhani.
Aref è stato vicepresidente del governo riformista di Jatami e Rowhani è un personaggio chiave nel processo di negoziazione per tra il 2003 e il 2005 per fermare il programma nucleare di arricchimento di uranio dell’Iran. Si associa il suo nome alla linea di Rafsanjani, ex-presidente del paese e uno dei candidati esclusi per incompatibilità dagli ayatollah in queste elezioni.
Rowhani ha rinforzato i legami con l’opposizione negli ultimi giorni della campagna elettorale assicurando che darà la libertà ai prigionieri politici. Tra le sue promesse più applaudite c’è l’eliminazione delle parole “repressione e radicalismo” che sono stati parte della quotidianità iraniana nell’era di Ahmadinejad. Ci riuscirà?
Ecco un’intervista pubblicata da Vision Persia: