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Londra spiava gli ospiti del G20

Parte oggi il G8 in Gran Bretagna e parte dopo alcune rivelazioni: in occasione del summit londinese del G20 ad aprile e settembre di cinque anni fa i leader mondiali ospiti furono spiati dagli agenti di sua maestà. Almeno per quanto riguarda l’allora presidente russo, Dmitry Medvedev, anche dall’Agenzia per la sicurezza statunitense. Informazioni poi condivise con Nuova Zelanda, Australia, Canada.

È quanto scrive il Guardian nell’ultima in ordine di tempo delle rivelazioni contenute nei documenti forniti al quotidiano dall’ex consulente della Booz Allen Hilton, Edward Snowed. È l’ultimo capitolo dello scandalo sorveglianza che ha investito la Nsa e l’amministrazione statunitense, in particolare Barack Obama, e che ha diviso i commentatori tra quanti sottolineano la gravità delle rivelazioni  di Snowden e chi cerca di minimizzarne la portata e screditarne la fonte su cui si indaga per ipotetici legami con servizi stranieri.

Alla vigilia del vertice di Rough Erne tra i leader degli otto Paesi più industrializzati al mondo, il governo di Londra si trova a dover replicare alle accuse di aver di fatto messo sotto sorveglianza i suoi ospiti. Tra i principali obiettivi i rappresentanti di Turchia e Sudafrica. I documenti spiegano come il Government communications head quarter (Gchq), l’agenzia governativa che si occupa della sicurezza, dello spionaggio e del controspionaggio, intercettò le telefonate dei leader politici stranieri presenti a Londra.

Per carpire informazioni furono predisposte postazioni internet appositamente per intercettare le email. Furono inoltre monitorati i BlackBerry dei delegati, mentre un team di 45 analisti analizzava in tempo reale le informazioni su chi stesse chiamando chi. Tutta l’operazione aveva il benestare dei più alti livelli del governo allora guidato da Gordon Brown e le informazioni raccolte erano passate ai ministeri. Il summit londinese del G20 aveva l’obiettivo di trovare una via d’uscita alla crisi finanziaria del 2008.

Le attività di monitoraggio erano autorizzate dalla legge sui servizi d’intelligence del 1994. Tuttavia il vertice nordirlandese che parte oggi rischia di mettere in imbarazzo sia l’ospite britannico sia Washington. Sebbene si sappia delle attività di spionaggio reciproco tra Usa e Russia, diverso è quando i casi vengono allo scoperto. Tanto più che l’appuntamento del G8 è l’occasione del primo faccia a faccia di quest’anno tra Obama e il presidente russo Vladimir Putin, con in cima all’agenda la questione siriana e con sullo sfondo le tensioni tra i due governi per la stretta del Cremlino sulla società civile accusata di essere al soldo di potenze straniere, o meglio degli Stati Uniti.

Il Guardian tenta inoltre di spiegare i perché dell’attenzione riservata alle delegazioni turca e sudafricana. Tra gli “osservati speciali” del GCHQ figura il ministro delle Finanze di Ankara, Mehmet Simsek, e potenzialmente almeno altri 15 funzionari. La Turchia è, ed era al periodo un alleato Nato con cui Londra teneva buone relazioni, ricorda il quotidiano. L’obiettivo della sorveglianza in occasione del vertice dei ministri delle Finanze del G20, fu capire la posizione del esecutivo turco sulle regole e la riforma del sistema finanziario e se ci fosse la volontà di Ankara di collaborare con gli altri governi. Per il Sudafrica i programmi di spionaggio risalgono al 2005. L’obiettivo di Londra anche in questo caso era capire le posizione negoziali dell’amministrazione di Thabo Mbeki.


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