È un’attesa carica di tensioni quella che accompagna la sentenza della Consulta sul processo Mediaset prevista per oggi. Un processo che vede Silvio Berlusconi condannato in secondo grado a quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici per il reato di frode fiscale. Dal Pdl promettono che la decisione della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento non peserà sul destino del governo, anche se questa mattina Maurizio Gasparri da radio Ies minacciava “le dimissioni di tutti i parlamentari” del partito.
Ma su cosa è chiamata a decidere la Consulta oggi? E quali sono gli scenari che ne dipenderanno?
La sentenza
Il 1 marzo 2010, gli avvocati di Berlusconi chiedono il “legittimo impedimento” ai giudici del Tribunale di Milano visto che il loro assistito, all’epoca presidente del Consiglio, era impegnato a guidare il Consiglio dei ministri. Istanza respinta perché in realtà, spiegano i giudici, l’udienza era stata concordata con la difesa del Cavaliere e il Cdm poteva essere convocato in un altro giorno. I legali decidono così di sollevare conflitto di fronte alla Corte costituzionale.
Il processo intanto va avanti con la condanna di Berlusconi in primo e secondo grado mentre è attesa tra 8-10 mesi la sentenza definitiva della Cassazione.
Gli scenari
Il nodo che si scioglie oggi può influire sul futuro giudiziario di Berlusconi, come spiega Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:
“Se fosse riconosciuto il legittimo impedimento si aprirebbe la strada per chiedere alla Cassazione di far ripartire il processo dal primo grado o dall’appello. E questo consentirebbe all’imputato di poter sperare nella prescrizione che arriverà tra un anno, nel luglio del 2014”.
In caso di no della Consulta invece, “l’ultimo grado di giudizio potrebbe concludersi entro quella data con il rischio di vedere confermata in via definitiva la condanna e soprattutto l’interdizione”.
Anche se prevale il pessimismo, la difesa di Berlusconi spera in una sentenza di compromesso che possa dare un appiglio al Cavaliere da utilizzare per “salvarsi” nell’ultimo grado di giudizio.