Il no pronunciato ieri dalla Consulta contro il legittimo impedimento nel processo Mediaset non è che l’inizio. Il calendario dei guai con la giustizia di Silvio Berlusconi è denso di appuntamenti. Consultiamolo insieme.
Processo Mediaset
La sentenza della Corte costituzionale che rigetta il ricorso della difesa del Cavaliere apre la strada al terzo grado di giudizio, quello della Cassazione. La Suprema corte dovrebbe esprimersi entro il prossimo novembre, confermando o respingendo la condanna in appello. Una condanna pesante a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici che significherebbe per Berlusconi l’automatica decadenza da senatore e quindi anche dello scudo da parlamentare che lo protegge dagli altri processi in corso.
Processo Ruby
Ancora più netta la richiesta dell’accusa per quanto riguarda il processo Ruby. In questo procedimento siamo al primo grado di giudizio e il leader del Pdl è accusato di prostituzione minorile e induzione indebita: rischia sei anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. La sentenza è prevista per lunedì 24 giugno.
Connesso al processo Ruby, c’è il cosiddetto “Ruby bis” che vede imputati per favoreggiamento della prostituzione Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. Domani e venerdì 28 giugno si succedono due udienze che potrebbero portare a sentenza, ovviamente legate a doppio filo al processo padre.
Il caso De Gregorio e il lodo Mondadori
Fuoco incrociato giovedì prossimo. A Napoli parte l’udienza preliminare dell’inchiesta sulla presunta compravendita dei senatori, tra cui Sergio De Gregorio, per fare cadere nel 2008 il governo Prodi.
A Roma va in scena invece l’ultimo atto del “lodo Mondadori”: la Cassazione dovrà decidere se confermare o meno la sentenza con cui la Fininvest è stata condannata a pagare 564 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti.
L’ineleggibilità
A partire dal 9 luglio, il Senato inizierà la discussione sul tema dell’ineleggibilità del Cavaliere. Si fa riferimento a una legge del 1957 che dichiara non eleggibile i titolari di concessioni pubbliche. Già altre volte in passato la Giunta si era espressa sul tema, dando ragione a Berlusconi in quanto non titolare diretto di concessioni tv. Con la nuova legislatura la questione è tornata a essere cavalcata dai grillini, da alcuni rappresentanti del Pd come Luigi Zanda e da un appello promosso dalla rivista Micromega. “Un artificio politico per eliminare chi da molti anni vince le elezioni”, l’ha ribattezzato ieri Deborah Bergamini, interpretando lo spirito di tutto il Pdl, oggi quietato dal suo stesso leader ma pronto a far saltare il tavolo delle larghe intese in caso tutte queste “bombe giudiziarie” deflagrino contro il loro leader.
“Un evento a cui non darei molta importanza”, ha commentato oggi Enrico Letta perché “è una scelta, parlamentare, il governo non c’entra”. Anche se probabilmente, in base ad essa, ne dipenderà il suo destino.