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Ecofin, i temi e gli scontri su Esm e banche

Sul tavolo dell’Ecofin il dossier è di quelli che scottano. E le conseguenze delle decisioni prese tra oggi e domani in Lussemburgo sulla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm (European Stability Mechanism) e sul fallimento ordinato degli istituti di credito possono avere effetti importanti sulle casse statali e sui risparmi di una vita dei cittadini. Cipro docet.

I ministri delle Finanze europei si ritrovano infatti oggi e domani con l’obiettivo di fare ulteriori progressi sull‘unione bancaria, attraverso l’accordo sulla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm e poi sulle nuove regole sulla “risoluzione” degli istituti di credito (modalità per gestire ristrutturazioni e fallimento evitando l’apporto di soldi pubblici) e sul bail in (cioè per l’intervento dei privati secondo una gerarchia d priorità).

La ricapitalizzazione bancaria diretta 

Il primo argomento sarà al centro della riunione dell’Eurogruppo che inizia oggi e dalla quale il commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn ha detto di aspettarsi “un accordo sui principi e sulle regole”. Il compromesso sul tavolo dei ministri delle Finanze dell’eurozona prevede che una piccola parte dei 500 miliardi di euro a disposizione del Meccanismo europeo di stabilità, “tra 50 e 70 miliardi”, fanno sapere fonti dell’Eurogruppo, sia destinato alla ricapitalizzazione diretta delle banche in difficoltà. Che potrebbero ricorrere all’Esm solo come ultima ratio.

Il nodo della retroattività e l’opposizione tedesca

Le difficoltà sul tema continuano a riguardare la questione della retroattività del meccanismo, se in sostanza potranno beneficiarne i Paesi sotto programma, come Spagna ed Irlanda. A questa ipotesi continua ad opporsi la Germania, insieme ad altri Stati.

Grecia e Cipro

In discussione all’Eurogruppo anche la Grecia, dopo la nuova missione della Troika che ha parlato di “importanti progressi”, e Cipro, dopo le critiche del presidente Nicos Anastasiades ai termini del pacchetto di aiuti, che hanno lasciato intendere l’intenzione di chiedere una revisione delle condizioni, respinta dall’Eurogruppo e smentita da Nicosia.

La tempistica

Le guidelines per l’Esm comunque saranno effettive solo dopo l’entrata in vigore di una direttiva approvata dal Parlamento europeo. L’Esm potrà diventare un azionista di una banca sistemica per l’eurozona solo nella seconda metà del 2014, ha spiegato al New York Times un funzionario di Bruxelles, in linea quindi con la decisione dei leader secondo cui la Bce deve prima avviare la vigilanza bancaria, prevista per settembre 2014.

La lotta al credit crunch

I leader dell’Eurozona vogliono quindi che il fondo di salvataggio Esm possa divenire un azionista delle banche sistemiche in modo da evitare che i costi di ricapitalizzazione ricadano sulle spalle dei governi magari già alle prese con crisi di bilancio e un alto debito pubblico. Una direzione simile darebbe più fiducia alle banche europee, incoraggiandole ad accrescere i crediti all’economia reale.

Gli oneri governativi

Per collaborare con gli istituti di credito che hanno bisogno di essere ricapitalizzati a causa delle insolvenze accumulate precedentemente, i governi nazionali dovranno prima intervenire sul capitale bancario affinché questo raggiunga almeno un Tier 1 (la componente primaria del capitale di una banca composta dal capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti al netto delle imposte) minimo del 4,5%.

I temi da affrontare sull’Unione bancaria

A domani invece le discussioni sull’Unione bancaria, su cui si aspettano progressi significativi per poterli portare al tavolo dei leader Ue al vertice di Bruxelles del 27 e 28. E si preannunciano difficili, tanto che si prevede che l’Ecofin possa andare avanti anche la notte di venerdì. In agenda a Lussemburgo c’è la messa a punto di regole comuni sul fallimento ordinato delle banche in difficoltà, tema su cui i 27 sono fortemente divisi, con Gran Bretagna e Francia che chiedono una maggiore flessibilità per decidere caso per caso chi dovrà pagare (la “gerarchia” prevede azionisti, creditori non assicurati, detentori di obbligazioni “senior” e correntisti con depositi oltre i 100mila euro), mentre la Germania insiste per regole le più rigide possibili per evitare ogni situazione di incertezza. “Trovare un giusto equilibrio non sarà facile, perché ci sono ancora profondi disaccordi”, hanno ammesso fonti europee, riconoscendo tuttavia che da parte dei 27 “c’è la buona volontà per arrivare ad un accordo”. 

 



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