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Le Borse piagnucolano per l’avarizia di Bernanke

Finora il governatore della Fed, Ben Bernanke, l’aveva lasciato intendere. E per chi si fosse mostrato duro di comprendonio, era stato Martin Feldstein, ex consigliere del presidente Reagan a chiarire il messaggio: il rallentamento del programma di acquisto di titoli della Fed da 85 miliardi di dollari al mese comincerà a fine 2013. Ne va della buona salute delle casse Usa e della legacy di un governatore che guida l’istituto dal 2005 e che deve essere ricordato come il padre di famiglia che sa qual è il momento giusto per aprire i cordoni della borsa, ma anche quando richiuderli.

Gli annunci di Bernanke

Niente rallentamenti quindi per ora, ha detto il numero uno della Fed sottolineando come la grande maggioranza del board della banca centrale sia d’accordo di andare avanti col programma ”in tempi di normalizzazione”. ”Informazioni su un rallentamento saranno fornite al momento adeguato”, ha quindi aggiunto Bernanke. Se le previsioni di crescita sono corrette, l’acquisto di titoli da parte della Fed finirà a metà del 2014, ha detto Bernanke, spiegando che la Fed potrebbe cominciare a rallentare i suoi acquisti di titoli già da quest’anno. Bernanke ha detto anche che la decisione di alzare i tassi è ”ancora lontana nel tempo”.

L’economia Usa in miglioramento

Del resto, “dallo scorso autunno i rischi per l’economia americana sono diminuiti. Migliora anche il mercato del lavoro, anche se la disoccupazione resta elevata”, ha sottolineato il numero uno della Fed.

Le reazioni dei mercati

L’annuncio, anche se prevedibile, ha sostituito la delusione alle plusvalenze nelle tasche degli operatori di Borsa. Il gran banchetto pagato dalla Fed in sostanza durerà ancora, certo, ma non troppo, e il tempo per abbuffarsi stringe, così come alla stretta punta anche la Banca centrale cinese.

Lo spread

La risacca delle politiche monetarie d’oltreoceano è arrivata anche in Europa. Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi, è a quota 277, in rialzo di 7 punti, dopo un’impennata sopra quota 290 nelle prime contrattazioni. Il rendimento è al 4,41%. Il differenziale Bonos/Bund risale a 307, dopo un’impennata a quota 317 punti. Il tasso è al 4,71%. 

Il calo dell’indice Pmi cinese

E anche le Borse asiatiche sono in netto calo oggi, non solo per l’eco delle decisioni annunciate a Washington. Anche l’indice Pmi sull’attività manifatturiera cinese indicato da Hsbc a giugno è sceso a quota 48,3 punti rispetto ai 49,2 del dato precedente, con una spinta al ribasso che prosegue, segnando tra l’altro il minimo degli ultimi nove mesi. Tokyo archivia la seduta in ribasso dell’1,74% a 13.014 punti, mentre per le piazze cinesi si prevede una chiusura con una perdita sopra il punto percentuale. In netto ribasso anche la piazza finanziaria australiana di Sidney che ha chiuso in calo del 2,12% a 4.758 punti. Il quadro non cambia per Hong Kong, dove l’Hang Seng viaggia intorno ai 20.436 punti segnando -2,62%. L’indice Sensex a Bombay dopo un’apertura in perdita dello 0,92%, segna ora -2% a 18.859 punti. Perdite tra i 2 e i 3 punti percentuali anche per le piazze di Indonesia, Singapore e Corea del Sud. La decisione della Fed? Più che un battito d’ali di farfalla. L’uragano, non a caso, è già cominciato


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