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Processo a Obama

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi sul quotidiano Italia Oggi

Richard Nixon, prima di dimettersi dalla carica di presidente Usa, a causa delle intercettazioni abusive del caso Watergate, era stato denominato, dai media: «Tricky Diky», Diky l’imbroglione. E vedendo che resisteva alla richiesta di lasciare la carica, fu anche descritto come una lame duck, un’anitra azzoppata e che, quindi, non sarebbe andata lontano. Come poi si è puntualmente verificato.

Non sono da meno gli addebiti che i media e l’opinione pubblica Usa stanno muovendo all’ospite della Casa Bianca, all’inizio del suo faticoso secondo mandato. Si è scoperto infatti che la sua amministrazione tributaria ha vergognosamente sguinzagliato i suoi ispettori alle calcagna dei dirigenti del movimento di destra «Tea party». Pensare di soffocare un movimento politico dissenziente, organizzando a suo danno delle ritorsioni fiscali, è una cosa gravissima in tutto il mondo civile ma è sicuramente intollerabile negli Usa.

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