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Letta e la manutenzione che non basta

Governare è ben più arduo che commentare. È una premessa da tenere bene a mente prima di inoltrarsi a commentare e chiosare azioni e parole di ogni governo. Una consapevolezza che arriva anche da un esempio lampante e pure negletto. Quello dell’economista ed editorialista del Corriere della Sera, Francesco Giavazzi, che consegnò all’ex premier Mario Monti un rapporto per scovare una decina di miliardi di euro tagliando e riformando gli incentivi pubblici all’industria; rapporto rimasto lettera morta. Presentare piani e invocare riforme è facile e spesso procura facili consensi ma la realtà dell’amministrare è ben più complicata.

Ciò detto la serietà con cui il governo e i ministri operano per tamponare la crisi e individuare mezzi per instillare germi di crescita e occupazione è ben nota. Ma gli sforzi al momento non vanno oltre una seppure apprezzabile ordinaria amministrazione: il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, un pacchetto di semplificazioni tutto da attuare con provvedimenti successivi, un rapporto più sereno fra contribuenti ed Equitalia, la sospensione del pagamento della rata Imu sulla prima casa.

Azioni di buon senso alle quali vanno aggiunte ora operazioni più penetranti o decisioni risolute seppure contrastate. E soprattutto serve parlar chiaro: l’imu sarà superata o no? L’aumento della aliquota prevista dell’Iva ci sarà o no? L’incertezza a volte produce effetti pessimi tanto quanto annunci che poi non si realizzano. L’intervista di ieri del premier con Lucia Annunziata rafforza questi timori.

Così come utilizzare la leva Europa per cercare di trovare risorse e metodi per ridurre la pena della disoccupazione è ovviamente una strada condivisibile, ma dall’Europa ci si aspetterebbe di più. Invece ieri il ministro Enzo Moavero con una certa nonchalance ha detto che non ci sarà alcuna possibilità di sforare il tetto del 3 per cento deficit/Pil e la tanto agognata golden rule (ossia la possibilità di non considerare ai fini del calcolo del deficit alcune spese infrastrutturali) è un dibattito che riguarda solo gli economisti. Come dire che di questo i politici in Europa non ne stanno discutendo ritenendo la forse una regola non praticabile.

Ecco, da sicuri e solidi europeisti alla Letta e alla Moavero ci si aspetterebbe una atteggiamento meno genuflesso ovvero rispettoso rispetto ai dogmi europeisti che interpretati in maniera stupidamente rigida stanno conducendo l’Europa alla desertificazione economica.


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