Occhi puntati sul primo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. Qui, dopo due anni e più di 50 udienze, sarà pronunciata oggi la sentenza sul processo Ruby. I giudici dovranno decidere sulle sorti dell’imputato Silvio Berlusconi. I pm hanno chiesto per lui la condanna a sei anni di reclusione, senza attenuanti e con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per prostituzione minorile e induzione indebita.
È solo il primo grado di giudizio ma se le richieste dei pm dovessero essere confermate fino in Cassazione, il leader del Pdl potrebbe perdere libertà, seggio in Parlamento e cariche pubbliche. Anche se c’è pessimismo tra i fedeli del Cavaliere, i magistrati hanno davanti a loro anche altre due strade: potrebbero optare per l’assoluzione piena o per uno dei due capi di imputazione.
Il verdetto di oggi avrà sicuramente ripercussioni sul clima politico. Dal Pdl assicurano che le vicende giudiziarie di Berlusconi non interferiranno con il destino del governo Letta. Ma è chiaro che il fuoco incrociato a cui è sottoposto il leader del Pdl nell’ultimo periodo non può che inasprire i rapporti all’interno della “strana maggioranza”. Rapporti già tesi a causa dei “diktat” del Pdl, come li ha definiti ieri a “In mezz’ora” su Rai Tre lo stesso premier, su Imu e Iva.
Proprio sui guai con la Giustizia del Cav., Letta ha spiegato ieri di opporre la logica del “come se”: “Andiamo avanti come se questi temi non ci fossero”. Ma purtroppo ci sono e incideranno sul suo esecutivo, chiamato ad affrontare una settimana decisiva.