Skip to main content

Ue, la finta lotta alla disoccupazione di Letta, Hollande e Merkel

E’ fuffa. Il problema fondamentale dei leader europei e del premier italiano Enrico Letta è che vogliono a tutti i costi mostrare che stanno facendo qualcosa contro la disoccupazione giovanile ma in realtà non saranno 8 o 9 miliardi a fare la differenza. Il corrispondente da Bruxelles di Radio Radicale e collaboratore del Foglio e del Messaggero David Carretta non usa giri di parole per descrivere i risultati del Consiglio europeo riunitosi ieri e oggi a Bruxelles.

I numeri

Il vertice ha deciso ieri l’anticipazione nel 2014 e 2015 dello stanziamento di 6 miliardi di euro per l’iniziativa sull’occupazione giovanile. Altri 2 miliardi, (3 per il premier Enrico Letta) derivano dall’approvazione del bilancio pluriennale europeo. Per Letta, l’Italia dovrebbe ricevere 1 miliardo nei primi due anni e altri 500 milioni successivamente. Una vera lotta alla disoccupazione? Non secondo Carretta, che in una conversazione con Formiche.net spiega che “su 6 miliardi, forse 8, dell’Iniziativa Giovani, l’Italia dovrebbe ricevere tra i 300 e i 500 milioni in 2 anni, dicono fonti italiane, e a spartirsi queste risorse saranno tutte le regioni tranne Veneto, Bolzano, Trento e Aosta. Si sono create aspettative enormi in Europa, soprattutto in Italia, ma alla fine sono stati trovati solo 6 miliardi di euro per l’intera area. Per fare un confronto, solo l’Italia nell’ultimo biennio per la riprogrammazione dei fondi comunitari ha ottenuto 12 miliardi di euro che sono stati destinati, o almeno così dovrebbe essere, alla costruzione di grandi progetti infrastrutturali e alla lotta alla disoccupazione (con programmi specifici per la Sicilia o per aumentare il numero delle borse Erasmus). 12 miliardi di euro che non hanno di certo risollevato la situazione. Figuriamoci se a fare la differenza saranno ora 500 milioni di euro l’anno”, evidenzia.

Il prossimo vertice a Berlino

Ma la forma sembra più importante della sostanza. “Sul tema dell’occupazione – prosegue – il 3 luglio ci sarà un altro vertice a Berlino, di cui la cancelliera tedesca Angela Merkel approfitterà per migliorare la propria immagine. Se il summit è stato organizzato in Germania dipende anche dal fatto che nel Paese si è convinti di avere la ricetta giusta per stimolare l’occupazione, attraverso le riforme strutturali e riducendo la fattura sociale complessiva. Del resto – sottolinea Carretta – è con la flessibilità sul mercato del lavoro e il ritorno alla crescita generata anche dai privati che si vince la disoccupazione. La Germania ha impiegato cinque anni per uscire dallo status di malato europeo e affinché le riforme possano dare i loro effetti servono anni”.

Le riforme in Italia

Un percorso possibile in Italia? “La situazione – dichiara – non si risolverà finché i dipendenti pubblici e privati costeranno ai datori più del doppio di quanto ricevono in busta paga, e lo stesso discorso vale per la Francia e per i Paesi dell’Europa del Sud. La Lituania è tornata a crescere a ritmi forti ma gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati tagliati del 20-30%. Portogallo, Grecia e Spagna stanno oggi attuando delle politiche deflazioniste con l’obiettivo di rilanciare la loro competitività, e non rispetto alla Cina e agli Emergenti, ma in riferimento a quella europea”, continua.

Le speranze di Italia ed Ue

L’Italia invece senza riforme resta bloccata nella paralisi. “Stanno facendo più i greci di noi italiani che perdiamo tempo a giocare con l’Iva. Letta, come l’ex premier Mario Monti, nella prima fase del suo mandato avrebbe potuto ribaltare la situazione. L’Italia invece sta aspettando che sia l’Unione europea a tirarla fuori dalla crisi, così come, a sua volta, Bruxelles spera di essere trascinata dagli Stati Uniti”, conclude il giornalista.


×

Iscriviti alla newsletter