Quella di ieri a Bruxelles è la foto di gruppo del dopo tempesta. Il Consiglio europeo “accoglie con favore l’accordo raggiunto sul quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea per i prossimi sette anni”. Dietro la formula contenuta nelle conclusioni approvate la notte scorsa dai leader dei 27 c’è la composizione di un’aspra discussione che ha occupato una buona parte dei lavori di ieri.
Il Rebate inglese
Il premier inglese David Cameron ha infatti riproposto il problema del “Rebate”, (lo sconto inglese, ovvero la restituzione annuale alle casse di Londra di una parte dei contributi pagati al bilancio Ue negoziato per la prima volta da Margaret Thatcher), sul quale aveva avuto precise garanzie dai partner in occasione del precedente accordo di febbraio ma che secondo calcoli più recenti non pareva più così intoccabile. Cameron, sotto la pressione degli euroscettici inglesi tra i suoi oppositori e tra le fila del suo stesso partito conservatore, si era detto molto preoccupato da eventuali modifiche al modello di calcolo del Rebate, che avrebbe potuto calare di circa il 10%.
Il rebate inglese è stato creato per bilanciare i fondi europei ottenuti dalla Gran Bretagna, relativamente scarsi rispetto a quelli stanziati per gli altri Paesi per il settore agricolo e quello infrastrutturale.
Sì al Rebate, sì al piano per l’occupazione
Una volta accontentato, Cameron ha ritirato la minaccia di veto e il vertice ha potuto approvare il nuovo piano per l’occupazione giovanile che si arricchisce anche di almeno due miliardi in più sui sei già stanziati.
La posizione di Francia e Italia
Al termine della riunione, il presidente del Consiglio Herman Van Rompuy ha spiegato che “non c’è niente di nuovo sullo sconto britannico”. Le preoccupazioni inglesi riguardavano il metodo di calcolo, che rispetto a febbraio, ha subito delle modifiche. Il presidente francese François Hollande ha da parte sua rassicurato che in ogni caso il risultato ottenuto dai negoziatori inglesi non inciderà sui costi per la Francia e altri paesi. “Il Consiglio europeo ha adottato il bilancio pluriennale così come era stato negoziato questa mattina con il Parlamento europeo – ha detto”.
Si è deciso semplicemente di “riapplicare le decisioni di febbraio sul bilancio”, ha ribadito Letta ai giornalisti, ovvero di non toccare il meccanismo e l’ammontare del ‘rebate’. Questo a livello politico; a livello ‘tecnico’, gli Stati membri che pagheranno qualcosa in più, sembra di capire, saranno compensati con altri finanziamenti equivalenti.
Ma in realtà la Francia dovrà ora contribuire con ulteriori 50 milioni di euro all’anno per far fronte al buco che si era creato con la riconferma del rebate inglese, e anche l’Italia sarà chiamata a contribuire in modo più sostanzioso, hanno dichiarato dei funzionari a Reuters.
960 miliardi per i prossimi 7 anni
L’accordo comunque sblocca i 960 miliardi di euro per i prossimi 7 anni, finanziando dalla costruzione di strade e ponti negli Stati membri più poveri dell’Europa dell’Est ai sussidi per agricoltori e pescatori in Francia e Spagna.