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Sovranità della politica: alla voce “Forza Italia”

 

Il Direttore Michele Arnese dice bene, se svolgiamo il tema nella cornice mediatica immediata: distrarre l’attenzione dai processi, olgettine e pendant giudiziari. Già, ormai Berlusconi è un caso giudiziario, anzi un case-study. E sia.

Ma è tutto qui? Forza Italia rinasce: per coprire e distrarre, sviare, depistare e, in fondo, riaggiornare ad uso e consumo di giornali e media nazionali e internazionali?

Prima tesi: Berlusconi è Citizen Berlusconi, ergo la politica c’entra, eccome.

Svolgimento: Anni fa, uscì un libro di Alexander Stille, uomo di sinistra intelligente, se mai ve ne furono, americano liberal, se mai ve ne furono, e corrispondente di The New Yorket, The New York Times e ovviamente l’immancabile La Repubblica, con passioni pronunciate per l’Italia e le italiche questioni cruciali, i rompicapo, tra cui la mafia e…Berlusconi (per alcuni autorevoli giornalisti, ancora oggi, anzi forse soprattutto oggi, le due realtà sono inscindibili, ma lo scrivente pensa che si tratti di una paranoia giornalistica italiota di inquietante natura); titolo del mirabile saggio: Citizen Berlusconi. Berlusconi e Mister B. Per Gaber, c’era Mister G.; per Stille, c’è Mister B. e questo saggio mi fu letteralmente strappato dalle mani da uno che di Berlusconi e berlusconeidi ne sapeva parecchio, don Gianni Baget Bozzo, che lo consumò come una granita, a difesa del sole ferragostano (almeno di una volta).

Citizen Berlusconi: Mister B. non fa politica, è la politica che il suo corpo manifesta ed esperisce mentre confligge con gli avversari o, se preferite, i nemici, perché poi Forza Italia ha sbancato il botteghino dei voti sull’anticomunismo (copyright Baget Bozzo, è doveroso richiamare la fonte). Cosa vuol dire? Che ogni volta che la politica svolta per fare, disfare o mediare, Citizen Berlusconi parla il suo privato linguaggio e – udite udite – esce fuori una ciminiera di parole pubbliche, cioè di politica. A questa categoria appartengono le sue privatissime parole sulla pubblica e feroce questione della cosiddetta rinascita di FI (posto che sia mai stata veramente sciolta, perché, se uno è la sua politica e non la fa come mediatore di cda altrui della politique politicienne, è chiaro che non scioglie ciò che la sua anima brama da sempre, ovvero, appunto: Forza Italia).

Obiezione: e il processo? E i casini giudiziari?

Tutto bene. Ma ditemi voi: la guerra civile su Berlusconi è mai finita? Ne abbiamo visto un inizio – appoggio, nel 1993, a Fini candidato sindaco di Roma -, ma la fine giace nel riposo eterno di Mister B., ecco il punto. Dunque, oggi constatiamo soltanto la notifica apicale di questa guerra permanente, ma accreditare tutto a questo significa ridurre alquanto la ferocia storica e politica di un’intero sistema di élites, corporazioni e sindacati contro Mister B.

Seconda tesi: Forza Italia è l’anima sovrana del centrodestra e Mister B. è l’invenzione del medesimo

Siamo alle solite: oportet ut scandala eveniant. Certo, Berlusconi è anche il Cav. dunque un soggetto politico vero e proprio, che appartiene alle istituzioni…così vorrebbero i nemici, rossi e neri, ma così, nei fatti, non è. Berlusconi parla la lingua dei cittadini perché è cittadino che inventa per difendere se stesso e gli altri dal dispotismo legale, strana forma di tirannide, invisa anche al cinico e geniale Machiavelli. Il predellino è stata una felix culpa. Certo, meglio federarsi, lo scrisse anche la rivista “Charta Minuta”, ma, sia come sia, con mister B. tutto accade e tutto riaccade, non perché sia lo sciamano o l’unto del Signore, ma perché, se ti difendi contro l’intero sistema, accetti le categorie di Schmitt, amico-nemico e tutto il carico di tatticismo conseguente: sovrano è chi decide sullo stato di eccezione. Piaccia o non piaccia; raffinato esteticamente o meno, in questo baraccone Italia, questo è il dato, e Berlusconi è un arcitaliano. Prendere o lasciare. Un arcitaliano vincente, contrariamente ai molti tromboni – di ogni risma – sempre sconfitti e quindi sempre rancorosi.

Terza tesi: il Governo delle cosiddette larghe intese è lo stato di eccezione

Ergo: Mister B. è sovrano su esso se e solo se fa movida permanente. Verdini non ama le larghe intese e Mister B. gli va dietro. Arriva poi Quagliariello e gli sposta il focus sulle riforme istituzionali e costituzionali, e lui abbozza un sorriso e sta al gioco. L’ha sempre detto di sé: sono concavo e convesso. Basta guardare alle sue posizioni sulle varianti, per così dire, etiche: ieri a bomba sui principi non negoziabili; oggi silente e laissez faire puro sui matrimoni omosex: così è l’uomo, il Citizen italiano, anzi arcitaliano. E’ l’aspetto che meno mi convince e anzi che talvolta mi pare inquietante, ma il processo ultimo, o i processi nel complesso, seppur a caldo sulla sentenza a dir poco discutibile di meno di una settimana fa, sono soltanto la cornice permanente che Berlusconi usa per strappare e sparigliare politicamente, ma sapendo bene che qualunque cosa faccia, da vent’anni a questa parte, salvo la prima colazione e i bisogni intimi (forse), non c’è niente da fare: l’Uomo Nero, anzi il Cavaliere Nero è lui e rimarrà sempre lui. Milioni di italiani immaginano per lui una Piazzale Loreto a uso e consumo dei nipoti, scrivono romanzi sul sogno di ucciderlo, tutto regolare naturalmente; e, dopo Mussolini, a nessuno è toccata in sorte, neanche ad Andreotti, tanta zelante attenzione. Che poi è quello che ancora me lo rende simpatico nel senso etimologico del termine e, dunque, assolutamente votabile.

Conclusioni: la storia di Mister B. nell’arena politica non ha conclusione alcuna.

Tattica, strategia, sparigliamento delle carte, quello che volete voi: tutto è movimento permanente. Forza Italia ha sempre avuto un che di movimento del ’77 dei neoborghesi, partite IVA e proletari in cerca del Capo, per ragioni più che concrete; se ne accorse perfino qualche ingegno ieri vicino ad Autonomia operaia. Questa tesi non è mai passata, nello stagno dei violenti giacobini sempre dietro Piazzale Loreto ad aspettare il loro turno per sputare sul cadavere del neo-Benito, ma il situazionismo antropologico del Cav. e della sua modalità di opporsi ai parrucconi italioti, rossi, neri e borghesi parassiti, c’è tutto e non è trascurabile. Neanche oggi: è una variabile antropologica. Non la spieghi con la tattica. Il carattere è il destino di un uomo, diceva Eraclito. Se poi a questa sentenza aggiungi il celebre “tutto scorre” hai fatto Citizen Berlusconi e comprendi perché alle elezioni non si arriverà per mano sua e perché qui vi sia in gioco certamente un combinato disposto anti-Italia o abbasso Italia. Bisogna cercarlo, però, tra le procure e le sinecure partitanti e corporative. Esattamente quelle forze tragiche che rendono Mister B. la maschera insostituibile della tragedia nazionale.

Si naviga a vista e, a furia di demonizzazioni, non si è ancora riusciti a capire che siamo ancora nel biennio 1992-93, con gli stessi attori di ieri – tecnocrati e finanza internazionale, alleate con le procure – a mordere la carne molle del Paese. Li abbiamo avuti anche al governo, per un anno e passa. Tutti silenti, però, caro Arnese, su questi nodi; e mi tocca ancora sentire dalla bocca di un ministro ex-Pdl e montiano di risulta – Lista Civica – che la “cura da cavallo” non è bastata. Infatti, il cavallo è (quasi) morto. Questione di tempo. Ma di questo non parla nessuno. Come se Berlusconi potesse, con le mosse tattiche, chiudere questa lunga fase di colonizzazione morbida eppure metallica dell’Italia. La strategia della tensione ha assunto altre forme storiche, ma non gliene fotte niente a nessuno. Geronimo scrive che la spesa pubblica è aumentata negli anni ’70 e anche ’80 perché abbiamo avuto una cosetta che si chiama terrorismo, ma nessuno prende nota, tanto conta l’attimo fuggente, che fa ora Berlusconi? Con chi fa colazione domani (al massimo)? Si vede con i suoi avvocati? E’ così che un Paese finisce, l’Italia finisce, come scriveva Prezzolini nel 1958 (cancellare, via tutto, torniamo ai temi scottanti: che fa Berlusconi in vacanza?). Questo è “abbasso Italia”, quello vero, quel partito che non è mai partito per altri lidi, ma è sempre rimasto conficcato nel cuore marcio degli italioti invidiosi del successo altrui e desiderosi di prosperare sullo stato, parastato e affini, e qui è Gaber, altro anarchico non di risulta.

Dunque.

Meglio occuparsi del referendum continuo sulla sua persona o dei suoi movimenti personali. Meglio archiviare il 14 novembre 2011, le dimissioni forzate di Berlusconi e la baraccopoli istituzionale derivante da un caos voluto e orchestrato a misura di strategia maoista.

E’ meglio, fa comodo e si adegua sufficientemente alla perdita di memoria storica perfino del passato recente – anni ’90 del secolo scorso; anche se a rileggere certe analisi di Necci e di Geronimo dovrebbe esserci un sussulto di razionalità e perfino morale. Dovrebbe. A patto di essere davvero pro-Italia: cioè, collettivamente: Forza Italia.

Raffaele Iannuzzi


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