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Margherita Hack e la sua vita (in bicicletta)

Gli ultimi anni della sua vita Margherita Hack aveva “appeso al chiodo” la sua amata bicicletta. Pedalare era una grande passione ma il suo corpo era stanco. Aveva quasi 90 anni. Ma ricordava con gioia i chilometri percorsi in bicicletta (a 80 anni) per andare da Trieste a Grado.

Amica delle stelle, degli animali e della Fiorentina, l’astrofisica più famosa d’Italia girava Firenze su due ruote perché sulla bici “gustava la libertà”. Oltre al libro “Perché sono vegetariana”, Hack ha scritto per una piccola casa editrice dedicata alla letteratura bike (Ediciclo) un libro autobiografico: “La mia vita in bicicletta”.

Con una prosa ironica e fresca, Hack ha fatto un libro di memorie della sua vita vista dal sellino. Evocando gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, dal triciclo alla bici da corsa. Prima la bici la chiedeva in prestito e poi è arrivata la gioia di una bici tutta per sé. Era di una sottomarca della Bianchi, un regalo del padre per l’inizio del liceo.

In “La mia vita in bicicletta” Hack racconta in prima persona il tifo per i grandi campioni del passato (non solo Coppi e Bartali, ma anche Binda e Guerra), le gite sulle colline, gli anni dell’università a Firenze, la quotidianità durante il fascismo, le pedalate fino a Barcola per farsi una nuotata. Per l’astrofisica la vita (in bicicletta) era una ricerca del “segreto dell’equilibrio”. Le sue memorie, il racconto del mondo visto dal sellino, sono lo straordinario manuale di vita di una grande italiana.


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