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Cosa può unire Renzi, Berlusconi e Monti

In un articolo recentemente comparso su Repubblica, Ilvo Diamanti sostiene che siamo in presenza di una crisi di tutti i soggetti politici e che presto si creeranno nuove soggettività politiche.

Poiché condivido questa tesi, vorrei delineare i contorni di una nuova soggettività politica che serve a mio avviso a costruire un Progetto Paese credibile e realizzabile. Sto parlando di una piattaforma Pop-Lib, ossia di una nuova soggettività politica che incroci – questa volta esplicitamente – le dimensioni del popolarismo europeo, del liberalismo democratico e del civismo autonomista. In questo senso, le peculiarità del contesto italiano potrebbero aiutare ad evitare la deriva conservatrice del popolarismo europeo e la deriva libertaria del liberalismo europeo. Ma perché ritengo che questa nuova soggettività politica serva all’Italia e all’Europa? Perché sarebbe l’unica soggettività in grado di realizzare le tre rivoluzioni – liberale, sussidiaria e culturale – che caratterizzano un Progetto Paese davvero riformatore.

Tre rivoluzioni

La prima rivoluzione è certamente quella liberale. All’Italia servono competizione, meritocrazia e imprenditività: questo richiede liberalizzazioni; fine dell’egualitarismo retorico e ipocrita in favore di un sano recupero del protagonismo civico e di una borghesia illuminata; una riduzione del peso burocratico e fiscale per chi crea lavoro.

La seconda rivoluzione è quella sussidiaria. Questo richiede un ripensamento del ruolo dello Stato e dei corpi intermedi. E’ paradossale che la big society sia partita dal Regno Unito e non dall’Italia, vero giacimento di capitale sociale e di tante storie di generatività. Eppure troppo spesso si pensano, ancora in contrapposizione, i paradigmi di Stato, Mercato e società civile. E troppo spesso la politica è stata ipocrita nell’inneggiare – ad esempio – all’intergruppo per la sussidiarietà, salvo poi ideologicamente non riconoscere in esso un nuovo Progetto Paese, bensì un temporaneo buonismo trasversale da rimettere nel cassetto in campagna elettorale a favore di uno stupido bipolarismo ideologico.

La terza rivoluzione è quella culturale. La piattaforma Pop-Lib può e deve recuperare orgogliosamente la storia e la visione antropologica cristiana portatrice di una laicità positiva, mettendola contemporaneamente al servizio della Persona e non di un’ideologia. In altri termini, si tratta di recuperare in senso moderno un’identità, diventando – per i cattolici impegnati in politica – meccanici nell’officina della società e non fotomodelli che indossano magliette confessionali nell’area vip della stessa società. Questo implica un lavoro umile e silenzioso nell’operatività dell’agire delle istituzioni: la società ispirata ad un’antropologia cristiana la si fa facendo politiche per la natalità e non stando a contrapporre conte di piazza tra family day e gay pride.

Eppure le politiche per la natalità – esempio di una laicità positiva dell’antropologia cristiana – non sono mai state fatte in Italia, sede del Vaticano; quel Vaticano che con lo straordinario esempio di Papa Francesco sta personificando un riformismo – che deve diventare modello per la piattaforma Pop-Lib – capace sia di recuperare il senso e l’orgoglio di una storia e di una identità sia di diventare più attento agli ultimi, sintetizzando finalmente in modo olistico le esigenze di libertà responsabile e di coesione sociale.

Tre messaggi

Ma come fare in modo che le tre rivoluzioni della piattaforma Pop-Lib si realizzino? Il nuovo soggetto Pop-Lib non può infatti eludere un bivio strategico: o diventare nei fatti il centro del centro-sinistra Renziano, senza ovviamente chiamarsi così, oppure intraprendere un’ambizione maggioritaria diventando il nuovo centro-destra italiano. Può sembrare banale ma non lo è, perché significa dire tre cose, una a Renzi, una a Berlusconi e una a Monti.

@ Renzi significa dire che la soggettività Pop-Lib non sarà mai il Pd, neppure il Suo, perché tale soggetto si può alleare al Pd ma non può confondersi con un Pd – magari anche al 40% – ancora succube, in molti suoi esponenti, di alcune istanze conservatrici insite nel paradigma socialista e nelle sacche elettorali della Cgil e del Pubblico Impiego.

@ Berlusconi significa dire che è finito il tempo delle illusioni: cosa ne pensa lui di una nuova soggettività politica Pop-Lib dal funzionamento democratico?

@ Monti significa dire che Scelta Civica non deve essere tanto un partito come gli altri in cui dibattere – tra le altre cose – su anacronistiche collocazioni europee strumentalizzate a fine correntizie, quanto un laboratorio progettuale capace di essere un seme con cui concorrere alla costruzione di un Progetto Paese.

Avere il coraggio di definire alle prossime elezioni europee questa soggettività serve all’Italia per evitare di costruire nuove coalizioni inutili e/o per non delegare a nuove leadership Progetti Paese non realizzabili. Siamo dentro a una crisi tra le peggiori della storia. Possiamo uscirne più forti. Ma solo con una rivoluzione buona in cui ricostruire tutti insieme – per dirla alla D’Azeglio – l’Italia e gli Italiani in una rinnovata prospettiva personalista e comunitaria.

 



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