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Imu, la baruffa ha toccato il Fondo

C’era davvero bisogno delle parole del Fondo monetario internazionale per apprendere che forse la scelta di cancellare l’Imu sulla prima casa si basa più su ragioni politico-partitiche che economiche?

C’era davvero bisogno degli ispettori del Fmi per apprendere che non solo per motivi di finanza pubblica, ma anche di equità e di crescita, l’idea di azzerare l’imposta sulla prima abitazione è poco comprensibile secondo una corretta ratio economica?

No, non c’era proprio bisogno del Fmi, visti i rapporti e gli studi anche di altre organizzazioni internazionali come l’Ocse, o di altre istituzioni nazionali come la Banca d’Italia, che di fatto sostengono le stesse tesi.

Eppure le raccomandazioni degli esperti del Fondo monetario hanno sollevato le critiche tonitruanti del Pdl, il partito che fin dalla campagna elettorale si è speso per una misura del genere. Non sempre, infatti, le ragioni economiche coincidono con quelle politiche.

Gli esperti più avveduti consigliano da tempo, per dare più liquidità ai cittadini, strade diverse da quella dell’abolizione dell’Imu. Anche perché non pagare una imposta ha un effetto psicologico diverso da avere più soldi in busta paga, come nel caso di un taglio del cuneo fiscale che grava su stipendi e redditi. Un effetto psicologico, nel caso dell’Imu, che con il tira-e-molla e relativo chiacchiericcio confuso, con tutta probabilità può essere annullato. A differenza di altri interventi, appunto, come quelli sul costo del lavoro che potrebbero avere un più robusto impatto sulla domanda.



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