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Loro Piana, Armani, H&M. Quanto conta (e quanto costa) la manodopera

Mentre uno dei marchi storici dell’industria tessile italiana, Loro Piana, passa in mano al gruppo Lvmh del francese Bernanr Arnault, le grandi case del retail mondiale e del lusso, anche italiano, spostano la loro produzione nei Paesi emergenti dalla manodopera a bassissimo costo.

L’imprenditore francese è stato disposto a sborsare ben due miliardi di euro per far suoi il valore aggiunto del cachemire Loro Piana e i segreti industriali del gruppo. Una strategia diversa è scelta invece dai colossi dell’abbigliamento e del retail che guardano a Est, per cui il fatto che la manodopera non sia ultraspecializzata non sembra rappresentare un grande problema. D’altra parte, l’industria dell’abbigliamento low-cost non comporta necessariamente una gamma di vestiti a buon prezzo. La disponibilità di lavoratori a basso costo ha attratto le maggiori case del settore in Bangladesh, la cui industria ha un giro d’affari da 20 miliardi di dollari.

Armani, Hugo Boss e Ralph Lauren

Marchi di lusso come Giorgio Armani, Ralph Lauren e Hugo Boss, si legge in un’inchiesta del Wall Street Journal, hanno infatti esternalizzato la loro produzione in Bangladesh, dove la sicurezza dei lavoratori è diventata un tema centrale a seguito di incidenti molto gravi sul posto di lavoro. E spesso, nello stesso stabilimento vengono prodotti capi di più marche.

Prezzi di vendita e costi di produzione

La varietà dei prezzi dell’abbigliamento prodotto nello Stato asiatico dimostra come il prezzo retail di un capo sia completamente sconnesso dal suo costo di produzione e quanto sia esigua la quota che resta nelle mani dell’impresa produttrice.

I prezzi alla vendita per i capi prodotti in Bangladesh tengono comunque conto di altre spese, come quelle pubblicitarie, per l’affitto e la gestione del locale. E, naturalmente, ai costi base delle magliette si aggiungono quelli extra per i dettagli.

I costi di produzione

Una t-shirt resta una t-shirt, certo, ma a determinare il suo prezzo è sempre e comunque il brand. Per una maglietta, almeno la metà del costo di produzione è rappresentato dal materiale grezzo, spiega al Wall Street Journal Bakhtiar Uddin Ahmed, manager di Fakir Apparels, un’impresa che conta clienti come H&M, Primark, Puma e G-Star Raw.

Il materiale

Fakir Apparels compra un kilo di cotone del Bangladesh a 3,80 dollari, sufficiente per la creazione di 4 magliette. Alcuni brand di lusso scelgono un cotone più pregiato, il Pima che cresce negli Stati Uniti, perché resiste a un numero maggiore di lavaggi, Un kilo di Pima costa circa 5,50 dollari, dichiara invece Ralston Fernandez di ZXY, un’impresa del Bangladesh che gestisce gli ordini dei retailers per le fabbriche del Paese.

La manodopera

Dopo il cotone, il secondo costo è quello effettivo per la manodopera. Il governo del Bangladesh, dopo le polemiche per l’incidente causato dal crollo di una fabbrica che due mesi fa ha provocato la morte di 1100 persone, si è impegnato a far alzare lo stipendio minimo, al momento di 38 dollari al mese, un quarto di quello cinese. Se raddoppiato, il costo aggiuntivo per produrre una t-shirt basic sarebbe di circa 10 o 12 centesimi, osserva Abby Jamal, direttore di ZXY Apparel. Retailer come H&M hanno garantito che si sarebbero fatti carico dei costi aggiuntivi per la manodopera.

La stampa

La differenza qualitativa di un prodotto dipende anche dal processo di stampa. La stampa di Iron Man su una maglia da 6 sterline di Primark costa dai 10 ai 12 centesimi. Quella su una t-shirt Hilfiger Denim da 39,99 dollari è di qualità migliore, con un costo pari al doppio.

Secondo il direttore di Synergies Wordlwide, Mohammad Zulficar Ali, la maglia Primark il costo di produzione complessivo di una maglia Primark è di circa 1,60 dollari, quella Hilfiger 5, e quella G-Star Raw 6 dollari. Le case, tuttavia, hanno rifiutato di commentare questi dati.

I margini delle fabbriche

I proprietari delle fabbriche in Bangladesh sostengono invece che i loro profitti siano piuttosto stabili, a prescindere dal cliente. E quelli di Fakir non superano il 2,5%. “I nostri clienti spingono sempre al ribasso i loro costi”.

La paga dei lavoratori

La paga della sarta che cuce la T-shirt dipende dalla sua abilità, e non ha niente a che fare con il tipo di cliente per cui sta lavorando. Una sarta specializzata può guadagnare un centinaio di dollari al mese, senza contare gli straordinari, mentre un operaio semplice circa 80 euro. Il costo di una maglia di lusso da lui cucita.


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