Un altro gioiello del manifatturiero italiano passa di mano, ad un proprietario non italiano, cui spetterà la tutela del Made in Italy. Una quota dell’80% di Loro Piana è stata infatti acquistata dall’imprenditore francese Bernard Arnault per due miliardi di euro. La scelta migliore? Le banche italiane avrebbero potuto e dovuto sostenere di più questo gruppo? Nell’editoriale Orsi e Tori su Italia Oggi e MIlano Finanza, l’editore di Class Paolo Panerai commenta la decisione e riporta le motivazioni di Sergio e Pigi Loro Piana.
La galassia del lusso di Arnault
“Al consiglio Lvmh che ha deliberato l’acquisto dell’80% di Loro Piana era presente anche Diego Della Valle, che lì siede da tempo – si legge nell’articolo dell’editore del gruppo Class – Naturalmente ha votato a favore ma, dice lui, con soddisfazione mista a sofferenza. Soddisfazione per gli amici Loro Piana e sofferenza perché uno dei principali marchi italiani passa in mano francese, anche se il rispetto di Bernard Arnault per l’autonomia delle aziende italiane è testimoniato dal comportamento in Fendi, in Emilio Pucci, in Bulgari, in Acqua di Parma”.
Le ragioni di Loro Piana
“Secondo Sergio e Pigi Loro Piana, la vendita dell’80% dell’azienda di famiglia, che dall’industria tessile hanno saputo portare al più alto livello del lusso nel total look, non è una perdita per l’Italia né è stata causata direttamente dalle disgrazie dell’Italia”, si legge nell’articolo di Panerai. “Sono 2 miliardi che entrano nel Paese”, spiega a MF-Milano Finanza Sergio Loro Piana, “ma la nostra scelta non è stata decisa dai soldi, che pure contano. Con Pigi abbiamo capito che nonostante gli straordinari risultati raggiunti, per la competizione che si è scatenata probabilmente non ce l’avremmo fatta da soli. Ora la partita con Hermés è giocabile”. “Per le nostre fabbriche – aggiunge Sergio – si aprono spazi importanti come fornitori di tutti i marchi del gruppo guidato da Arnault. Ci sarà quindi più lavoro in Italia”.
Un treno perso dieci anni fa
“Ma alla domanda se quella dimensione necessaria per competere avrebbe potuto essere raggiunta anche in Italia, non hanno dubbi: il treno è stato perso una decina di anni fa.
Troppi marchi italiani sono stati venduti negli ultimi mesi, da Valentino a Pomellato. Quasi una liquidazione. Il sistema Italia ha bisogno di rimanere italiano anche per quanto riguarda la proprietà. Solo così ci sarà garanzia che il made in Italy non verrà annacquato”, conclude il giornalista ed editore del gruppo Class.