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I socialisti ripartono da Riccardo non Nencini ma Lombardi

Si sono ritrovati al teatro Capranica con l’intenzione di aprire, nel desolante ed asfittico panorama in cui naviga la sinistra, un percorso culturale e politico per costruire, in linea con le elaborazioni del Partito socialista europeo, un progetto di societa’ alternativo al modello liberista dominante, che superi la scissione storica tra individuale e collettivo, tra liberta’ e uguaglianza e ridia il loro posto a parole dimenticate, laicita’, o stravolte nel senso, riforme e riformismo. E il percorso aperto, emerso da un’appassionata discussione, ha riportato in auge l’unico filone culturale e politico della sinistra sopravvissuto al fallimento culturale, politico ed economico dell’esperimento sovietico e leninista da una parte e della successiva, lenta ed inesorabile bancarotta della socialdemocrazia dall’altra: il riformismo rivoluzionario, imperniato sulle riforme di struttura o strutturali, inserite nell’alveo della programmazione economica. Si riparte, insomma, non dal minuscolo ed invisibile – come l’attuale Psi – Riccardo Nencini, ma dall’imponente e scomodo Riccardo Lombardi, uno dei protagonisti del primo centro-sinistra all’inizio degli anni Sessanta, l’unica e grande stagione riformatrice del Paese, insieme ad un manipolo di ‘uomini di cultura’ del calibro di Antonio Giolitti, Bruno Trentin, Giuseppe Di Vittorio, Fernando Santi, Vittorio Foa, Giacomo Brodolini.

Con il supporto di economisti come Federico Caffe’, Paolo Sylos Labini, Giorgio Fua’, Giorgio Ruffolo, Paolo Leon. A promuovere l’assemblea del Capranica cui hanno partecipato alcune centinaia di persone, i dirigenti del Psi: Franco Bartolomei, Luca Cefisi, Franco Benaglia,  Angelo Sollazzo, Roberto Biscardini. “C’e’ oggi un enorme deficit che riguarda non solo noi, il Psi, ma l’intera sinistra: e’ la cultura, che viene prima della politica, dell’economia, del sociale. Non si puo’ pensare di fronteggiare la crisi economica, la questione dell’immigrazione, dell’integrazione sociale, senza uno straccio di progetto, d’idea di societa’!”, ha subito evidenziato Maria Squarcione, responsabile della Scuola del Psi. Al primo posto, dunque, la cultura, il progetto di societa’. “Vogliamo ridare dignita’ ed autorevolezza al fatto culturale, cui poi legare il fatto politico, economico e sociale: e con cio’ costruire una solida identita’ socialista perche’  di socialismo abbiamo bisogno tutti e non solo noi in Italia” ha sostenuto Bartolomei animatore della ‘sinistra socialista’. E cosi’ a quasi trenta anni dalla sua cremazione senza riti religiosi, Lombardi torna d’attualita’ con la suo progetto  di ‘una societa’ piu’ ricca perche’ diversamente ricca’ che si ritrova nella ricerca aperta nel socialismo europeo delle ‘societa’ progressiste’ capaci di occuparsi di un nuovo ‘benessere delle persone – well-being – per cui accanto ai beni materiali – il salario, la casa, la salute – ci siano anche i beni immateriali – la cultura, l’istruzione, il tempo libero, la qualita’ della vita, le relazioni interpersonali. L’orizzonte di politiche keynesiane aggiornate: una domanda pubblica qualitativamente diversa per far ripartire una crescita qualitativamente diversa e con essa l’occupazione e il lavoro. Il ruolo quindi trainante dello Stato, quale organo ‘di controllo’ di settori strategici della produzione (allora negli anni ’60 l’energia elettrica) ma soprattutto del sistema bancario e finanziario (una ‘rocca’ inaccessibile) e ‘di indirizzo’ della pianificazione economica, in piena armonia con i principi sanciti nella Costituzione. La sfida culturale e politica in corso in Europa tra progressisti e conservatori, tra sinistra e destra, deve trovare i socialisti non solo preparati ma promotori di un modello di Unione europea autonomo dagli Usa e non solo finanziario ma sociale, politico ed economico. “Il liberismo e il capitalismo, oggi finanziario, mostrano i loro disastri sociali con l’aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche: si tratta allora di fare scelte nette e chiare. Non c’e’ un capitalismo ‘buono’ e un capitalismo ‘cattivo’, c’e’ il capitalismo da riformare strutturalmente, da rovesciare”, e’ la tesi Bartolomei. In giro, “esiste una domanda sociale di socialismo che non trova risposte nelle attuali formazioni politiche che si richiamano a quei valori: non basta piu’ neppure l’attuale Psi senza guida politica e senza coraggio”, ha aggiunto Biscardini. Ecco allora il metodo lombardiano, frutto di una concezione della Politica come lotta quotidiana tra interessi contrapposti e non conciliabili per cui il ‘principio’, a differenza del Pci, non fu mai il Partito ma il socialismo: ed e’ ben difficile, anzi impossibile, prenderlo a prestito per un appello alla concordia tra le forze politiche. Fiero avversario del compromesso storico, definiva i governi di unita’ nazionale, “i governi del tandem”, in cui alcune forze pedalavano in avanti, ed altre indietro, cosi’ da assicurare al Paese non il progresso ma la paralisi. E rifiuto’ la logica berlingueriana secondo cui la sinistra non si potesse governare con il 51%: a me fanno paura – ribatteva – i governi con il 90% dei consensi!

 



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