Tutti lo cercano e tutti lo vogliono, o quasi. O quanto meno lo ricevono. Le attenzioni su Matteo Renzi stanno diventando spasmodiche. Così l’incontro avuto con la cancelliera Angela Merkel giovedì scorso sta squassando il Pd, con qualche riverbero anche sull’esecutivo. Sarà davvero contento Enrico Letta di questo incontro, slu quale non ha avuto nulla di ridire con Merkel, oppure il premier è davvero imbufalito o seccato, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche?
Sta di fatto che le parole e le mosse del sindaco di Firenze sono sempre più scrutate e vivisezionate. Il renzismo da tempo suscita attenzione e curiosità anche sull’elettorato berlusconiano o ex berlusconiano: Renzi parla chiaro, usa messaggi semplici e comprensibili, è un innovatore, è un riformatore, e non è mai stato comunista.
Ma anche e soprattutto tra i movimenti e partiti di centro il sindaco di Firenze è visto come una risorsa per il futuro. D’altronde viene dai giovani della Dc ed è stato un esponente della prima ora della Margherita. Anche se il popolare del Pd, Beppe Fioroni, ha usato parole critiche per l’incontro che Renzi ha avuto con Merkel, che può nuocere alla leadership governativa di Enrico Letta, tutto il fronte moderato del centrosinistra considera il sindaco di Firenze un leader naturale con tesi e proposte più consone a un centro riformatore che a un partito di sinistra. E pure tra i montiani e i montezemoliani le sintonie con Renzi non mancano.
Eppure nelle ultime settimane si è notato nelle proposte di Renzi uno spostamento a sinistra, come ha rimarcato il settimanale Left. D’altronde l’incipit del documento programmatico presentato da Renzi non lascia spazio a dubbi: ”Il rilancio parte da sinistra. Come far ridere i poveri senza fare piangere i ricchi”. E il documento lib-lab, come lo definisce il settimanale progressista Left, ad esempio auspica un aumento di 50 euro al mese in busta paga per gli stipendi sotto i duemila euro. Inoltre non ci sono più accenni favorevoli all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ad esempio. Anzi: “Nel breve periodo produrrebbe un’ondata di licenziamenti e aggraverebbe la recessione”.
Insomma – dice il settimanale di sinistra Left nel suo ultimo numero – “guai a dargli del liberista, potrebbe offendersi”. Almeno alla prossima giravolta. Infatti il nuovo consigliere economico del Rottamatore, Itzhak Yorma Gutgeld, ha proposto in una intervista di vendere alcune quote che il Tesoro possiede in Eni ed Enel. L’ennesima giravolta è già avvenuta?