Dei tassisti, una società straniera che tenta di affacciarsi sul mercato italiano, Uber, e un’amministrazione comunale, quella di Milano, che impedisce all’impresa di esercitare la propria attività con una legislazione gratuitamente vessatoria.
E’ questo il primo caso finito sotto la lente del pensatoio liberale Italia Aperta, come spiega in una conversazione con Formiche.net il coordinatore nazionale ed ex senatore Enrico Musso.
La prima pagella di Italia Aperta
Gli obiettivi di Italia Aperta? Libertà economica, concorrenza e meritocrazia, da perseguire intervenendo su provvedimenti distorsivi dei meccanismi di mercato in corso di approvazione, o quantomeno, alimentando il dibattito su argomenti poco conosciuti. Come quello milanese di Uber, appunto. Il giudizio della prima pagella di Italia Aperta sull’annunciato provvedimento del sindaco Pisapia? Pessimo.
La vicenda
“In Italia – spiega Musso – l’attività degli operatori Ncc (noleggio con conducente) è limitata dalla legge perché ritenuta una forma di concorrenza sleale ai servizi di taxi, che notoriamente possono essere esercitati solo con licenze il cui numero è prefissato dai Comuni e viene variato raramente e con estrema difficoltà. Tra le restrizioni in vigore, alcune, come il divieto di sostare sul suolo pubblico nei comuni dove è presente il servizio taxi, o il divieto di predeterminare criteri per la tariffazione da calcolare con tassametri, appaiono gratuitamente vessatorie, e sono inoltre superate dalle tecnologie in rapida evoluzione, soprattutto nel campo dell’Information Technology applicata alla mobilità. Il servizio di noleggio Uber, società statunitense affacciatasi sul mercato milanese, si avvale infatti di una tecnologia grazie alla quale il cliente può utilizzare il proprio smartphone per localizzare l’auto più vicina a lui, trasmetterle la richiesta di servizio, calcolare approssimativamente distanza e tariffa (da concordare poi con il conducente)”.
Il vantaggio per gli oligopoli
“Chi si è sentito minacciato dall’innovativa concorrenza di Uber – commenta Musso – ha denunciato la violazione delle restrizioni vigenti. Ne sono scaturite contravvenzioni e un contenzioso che ha dato sin qui ragione a Uber. Pisapia ha preannunciato un’ordinanza destinata a inasprire la disciplina restrittiva, chiarendo che in futuro né Uber né altri potranno esercitare concorrenza al servizio taxi in questo modo. Un atto quindi fortemente restrittivo della concorrenza, e che, soprattutto, favorisce solo gli oligopoli nel settore”. Quello che Italia Aperta vuole combattere.
Gli obiettivi del pensatoio
“Ci siamo dati il compito di esprimere valutazioni ogni volta che un provvedimento influenza concorrenza e meritocrazia, anche in maniera positiva. E la nostra attività comincia con il caso Uber. Se riuscissimo ad intervenire su un provvedimento solo annunciato, le eventuali modifiche andrebbero sicuramente nel senso di una maggiore meritocrazia. E se invece non dovessimo riuscirci, svolgeremmo comunque un piccolo servizio pubblico dicendo cosa è successo. Troppo spesso i temi relativi alla concorrenza non sono conosciuti tra i non addetti ai lavori, e gli operatori economici, anche se non nel caso milanese di Uber, sono collusi con la politica. Gruppi organizzati elettoralmente”, specifica.
Il caso Genova
Altri casi sotto esame? “A Genova la Giunta comunale ha presentato un piano per cambiare il sistema autorizzatorio per i bar e i ristoranti. Ci saranno forti restrizioni per chi chiederà l’autorizzazione in futuro, mentre chi ce l’ha già può continuare con le vecchie regole e addirittura trasferirle vendendo l’autorizzazione. Così che esercizi che svolgono la stessa attività uno accanto all’altro avranno regole diverse. Le vecchie autorizzazioni diventano una rendita di posizione che può essere venduta e monetizzata” precisa.
La procedura seguita
Ma come scegliere i casi? E quali livelli seguire? “La procedura da noi seguita per la selezione dei casi è oggettiva, simil-scientifica, e avviene grazie alle segnalazione di un proponente e alla valutazione indipendente di tre arbitri anonimi. Gli ambiti analizzati saranno sia quello locale che nazionale, perché spesso nel primo si individuano casi pilota che riproducono realtà presenti anche altrove”, conclude.