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Mps, la scossa di Profumo e le attese americane

La giornata a Siena è di quelle calde. E Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Monte dei Paschi, sta per accettare la fine del suo dominio incontrastato nella banca, approvando l’abolizione del tetto del 4% per il possesso azionario del gruppo. Una mossa che apre nuovi scenari per l’ingresso di capitali freschi nell’azionariato di un gruppo dove restano però vivi i contrasti di sempre, come ha lasciato intendere anche il sindaco di Siena Bruno Valentini, che di soci stranieri non sembra proprio voler sentir parlare.

L’abolizione del tetto al 4%

Al via, stamani, l’assemblea straordinaria e ordinaria della Banca Monte dei Paschi di Siena. Nella parte straordinaria dell’ordine del giorno è sottoposta alla deliberazioni dell’assemblea la proposta di modifica dello statuto sociale della Banca che riguarda, tra l’altro, anche l’eliminazione del limite al possesso azionario del 4%. 

Mps torni lontana dalla politica

“Dobbiamo trovare un equilibrio, un soft landing dopo anni di squilibri” fra la città di Siena, la banca e la Fondazione. Così Bruno Valentini, sindaco di Siena che, in un’intervista a Repubblica sottolinea come la governance della nuova Fondazione Mps guardi “ad un modello duale”, “un club dei soci sopra il 7% che non si occupino della gestione ma delle strategie, perché Mps resti in mani affidabili e auspicabilmente italiane, tornando alle origini retail. Lontana dalla politica”.

I contrasti banca-fondazione

E a poche ore dal voto di oggi dell’assemblea Mps, il sindaco afferma: “L’aver messo a disposizione del cda Mps la decisione, in un momento in cui la fondazione era così screditata da rischiare d’essere lo zerbino di altri, è stato un atto arrogante. Avrei voluto concedere al nuovo vertice dell’ente la scelta”.

La settimana prossima il Comune sceglie candidati nuovi di alto livello, dal 4 agosto la nuova Fondazione studierà il percorso giuridico per individuare la nuova governance e i nuovi soci Mps. “La gestione di Mps deve mettersi a servizio dei soci ed essere misurato in base al valore creato. Il presidente Profumo – aggiunge Valentini – è un grande personaggio che tende ad avere un rapporto diretto con la città: mi fa piacere che si senta cittadino a Siena, ma la mediazione banca-territorio deve lasciarla al Comune, ora non più commissariato, e alla fondazione”.

Nuovi capitali americani?

La decisione sull’abolizione del tetto al 4% potrebbe attrarre nuovi capitali, anche “dall’altra sponda dell’Atlantico”, osserva il New York Times, che disegna così il sistema bancario italiano: “La stessa struttura proprietaria che ha protetto il Monte dei Paschi anche quando è crollato sotto il peso del debito, persiste ancora in dozzine di istituti del Paese. Gli economisti spiegano che questa tradizione potrebbe prolungare la recessione che ha fatto dell’Italia una minaccia per l’eurozona, allontanando le istituzioni finanziarie dal percorso di ristrutturazione di cui avevano bisogno per tornare al loro dovere principale: prestare alle imprese”.

Le fondazioni, il male del sistema bancario italiano

“Il Monte dei Paschi – prosegue il New York Times – è solo un esempio dell’influenza pervasiva delle potenti fondazioni di origine bancaria italiane, anche nei due maggiori gruppi italiani, Unicredit e Intesa. E probabilmente sono state proprio le fondazioni a ostacolare gli aumenti di capitale per le banche. Non molti investitori, specialmente quelli ricchi e stranieri, vogliono comprare quote di un gruppo dove non avrebbero influenza”.

E, secondo il quotidiano, una delle ragioni per cui l’Italia è ancora bloccata nella recessione dalla fine del 2011 è l’immobilismo imprenditoriale e bancario italiano. “Alle Pmi italiane non sono stati concessi i crediti necessari per investire in innovazione, espansione e creazione di nuovi posti di lavoro. E il credit crunch è peggiorato nel 2013. I prestiti, secondo i dati Bankitalia, sono crollati di oltre il 5% nel primo trimestre del 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012”, conclude.


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