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Vi presento il nuovo giornalista-drone

L’inviato speciale negli scenari più pericolosi del mondo può, forse, tirare un sospiro di sollievo. La capacità di telecomandare a distanza videocamere e catturare il mondo dall’alto usando droni ha scatenato la curiosità di molte redazione storiche che vedono nei prossimi anni in questa nuova evoluzione del giornalismo grandi opportunità. E molti rischi.

Le potenzialità

Gli esempi di foto scattate con droni, che permettono allo spettatore di ammirare un territorio, l’impatto di un disastro naturale o spazi che sarebbero inaccessibili con un’apparecchiatura normale mostrano come questa tecnologia possa essere sfruttata anche nel giornalismo. Ma, di pari passo con queste opportunità, esistono diritti, regolamentazioni e questioni di sicurezza con cui il mondo della comunicazione deve fare i conti. Temi, si legge sul sito inglese Journalism, che sono stati affrontati in una serie di conferenze organizzate dall’associazione Global Editors Network, con sede a Parigi.

Una formazione adeguata

Il direttore delle ricerche del Reuters Institute all’Università di Oxford, Robert Picard, ha sottolineato come alcuni dei temi chiave in questo settore, e, in particolare, la necessità di una formazione sul diritto dell’aviazione per chi intende lavorare con i droni. I rischi sarebbero dietro l’angolo. “Come regolarsi se un drone vola nello spazio aereo riservato di un aeroporto?”, ha osservato.

I problemi legislativi

In Australia, il direttore di Abc Mark Concoran ha studiato per un anno intero le potenzialità del giornalismo con i droni, e ha sottolineato come l’Australia stia prendendo in considerazione la possibilità di deregolamentare la materia. Ma finché non ci saranno direttive chiare, Abc esita ad investire in questa nuova tecnologia. Il giornalista di Bbc News Guy Pelham ha invece osservato come possa essere la disomogeneità a livello legislativo da un paese all’altro a ostacolarne lo sviluppo. “Se sono nel Regno Unito faccio riferimento a delle regole. Ma se mi sposto in un Paese emergente? Dovrebbe esserci almeno una legislazione coerente a livello europeo”, ha dichiarato.

La tutela della privacy e dei giornalisti

Ma sarebbero anche altri gli aspetti delicati. Come misurarsi con la tutela della privacy e con i divieti relativi alla distanza delle riprese? Ma i droni potrebbero essere un’arma a doppio taglio anche nelle zone di guerra. Se da un lato una ripresa a distanza mette al sicuro i cronisti, dall’altro potrebbe essere accresciuto il rischio sulle loro spalle perché potrebbe essere intercettato il loro segnale radio, ha riflettuto Picard.

Un nuovo concetto del giornalismo

Ma ad essere danneggiata potrebbe essere anche la reputazione dei media, come ha spiegato Pelham. In primo luogo, si avrebbe la sensazione di un giornalismo che spia. E, inoltre, i guai potrebbero arrivare se un drone si schianta. Ma potrebbe essere a rischio anche il mestiere stesso del giornalismo, che da fonte della notizia potrebbe trasformarsi in un pilota di droni. Una sorta di giornalista ingegnere e di drone cronista. L’uso di questa nuova tecnologia a controllo remoto nel settore della comunicazione deve quindi confrontarsi con temi legali, etici e relativi alla sicurezza. Ma, si è tenuto a precisare, il drone sarebbe un nuovo strumento nelle sue mani e non una sostituzione del cronista.

Tempo per organizzarsi efficacemente con i droni c’è. Le polemiche in chiave luddista, invece, sono dietro l’angolo.


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