Proviamo ad immaginare il titoli di apertura dei notiziari di martedì 30 luglio e le prime pagine dei giornali di mercoledì 31 luglio. Prima ipotesi: “Berlusconi condannato”. La seconda: “Assolto”. Infine la terza, la più interlocutoria, potrebbe essere “Rinviati a settembre”.
Effetti comuni
Al verificarsi di una delle supposizioni indicate, l’inevitabile conseguenza sarà quella di alcuni giorni di accesi dibattiti, comparsate di politici in televisione nel ruolo di attori comprimari in confronti aspri ed accesi, in attesa poi di stemperare gli animi in qualche località balneare oppure in rilassanti passeggiate in montagna.
Cav. il pompiere
Da venti anni Silvio Berlusconi, nel bene e nel male, è sempre in prima pagina. Il ruolo di politico responsabile che si è ritagliato negli ultimi tempi, per molti aspetti sottotono rispetto allo spirito da attore protagonista che ha sempre caratterizzato le sue due diverse vite, quella da imprenditore e da politico, è apparso sorprendente a molti. In questi mesi, il Cavaliere è però riuscito nel suo ruolo di pompiere tenendo a bada i suoi, lasciando, in privato, un po’ di briglia ai suoi cosiddetti falchi, tirandola poi in pubblico con ripetuti richiami all’ordine in nome di un interesse superiore, quello della assoluta necessità di avere un governo che possa lavorare ed al quale non c’è di fatto una alternativa possibile.
Pd in disfacimento
Nel contempo ha assistito divertito al progressivo disfacimento dell’antico avversario, diventatone nel frattempo suo alleato, al quale ha imposto di condividere e far approvare alcuni dei suoi principali temi della precedente campagna elettorale. Diciamolo: fin qui, un capolavoro politico. Da leader acciaccato e stanco di un partito preda di molti mal di pancia, vittima potenziale delle aggressioni di un professore ambizioso ma politicamente dilettante, si è ripreso il timone riuscendo nell’impresa di trasformare una sconfitta elettorale – ricordiamo è arrivato secondo – in una vittoria ai punti, nominare premier uno dei maggiori esponenti del partito antagonista ed infine vestire i panni dello statista che pensa al bene collettivo e non solo agli interessi di parte.
Escludiamo il purgatorio
Nel caso si avverasse una delle prime due ipotesi citate, evitando il purgatorio di un rinvio, domani la Cassazione completerebbe l’opera d’arte politica del fuoriclasse brianzolo: con una soluzione può renderlo santo, con una condanna lo renderebbe martire. In ogni caso gli aprirebbe le porte del paradiso politico consegnandolo in vita alla perenne beatitudine. E siccome è giusto distinguere le vicende umane da quelle politiche del Cavaliere, non essendo a mio avviso corretto entrare nel merito delle conseguenze che il verdetto avrà nella sua sfera privata, limitandosi alla sfera pubblica ci ritroviamo ancora una volta di fronte all’assioma che in Italia i destini dei cittadini, piaccia o meno, sono legati alla definitiva presa di coscienza se debba prevalere la democrazia, ovvero l’espressione della volontà popolare attraverso il voto, oppure la sentenza di una corte giudicante. In altre parole, se Berlusconi sia o meno un cittadino uguale a tutti gli altri di fronte alla legge o se la legge è uguale per tutti, tranne che per San Silvio da Arcore.
Il processo di beatificazione
Non è questione da poco, di fatto assume effetti che non riguardano esclusivamente i destini di un singolo individuo, ma dalla quale oggettivamente dipende gran parte del futuro di una intera nazione per la capacità che avrà di condizionare l’attività futura delle istituzioni. Trattandosi della sentenza di un processo di beatificazione dove accidentalmente vengono cassate decisioni su aspetti che hanno caratteristiche terrene di natura penale, restiamo in attesa confidando che San Pietro Napolitano possa valutare dall’alto della sua esperienza e sensibilità che, per Berlusconi, il Paradiso politico può ancora attendere.