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A casa i 200 parlamentari Pdl se Cassazione “oserà” sconfessar le toghe più politicizzate?

Attesa per la sentenza, domani, su Berlusconi, stangato a 4 anni per frode fiscale, in appello, mentre il tribunale di Milano ha appioppato, un mese fa,  all’ex premier 7 anni per concussione e prostituzione minorile e 1 anno per rivelazione di segreti.
Dimissioni di Silvio? Non sono state sinora rassegnate, al contrario di quanto è avvenuto in Lussemburgo, dove Juncker, che governava dal 1995, si è dimesso, a causa di un vecchio scandalo del servizio segreto del Granducato, sospettato di aver intercettato, illegalmente, migliaia di cittadini. E, in Spagna, l’opposizione e il suo partito, il Ppe, stanno incalzando il premier, don Mariano Rajoy, per una storiaccia di finanziamenti occulti e mazzette ai bei partiti.
Invece, nel bel Paese, il giudizio, per reati comuni, sull’imprenditore Berlusconi avrà conseguenze politiche.
Se Il Presidente del Pdl sarà condannato, sono pronte le dimissioni dei 200 parlamentari Pdl. Qualcuno provveda ad avvertire Brunetta e Schifani: talvolta, le dimissioni vengono accettate!
La Cassazione, domani, ha in mano il destino e il futuro di questo Paese. E non solo del governo Letta-Alfano. Un’uscita di scena traumatica del Cavaliere metterebbe in moto forze imprevedibili, che renderanno ancora più instabile il sistema politico.
Il senatore milanese ha annunciato che, che in caso di condanna, non scapperà ad Antigua e non imiterà il suo amico e munifico finanziatore, Craxi, che si rifugiò nell’ospitale Tunisia.
A 77 anni, egli potrebbe di nuovo sfidare tutti, scegliendo il carcere.
Silvio è convinto che i processi siano i risultati di una strategia tesa a  liberarsi di un avversario politico scomodo.
Il carcere, nelle sue intenzioni, sarebbe un modo per continuare a combattere per la libertà e la democrazia.
Berlusconi, tuttavia, è ancora convinto che, alla fine, la Cassazione, grazie anche alla difesa “tecnica” di Coppi, non potrà non assolverlo. È il suo ultimo atto di fiducia nella giustizia. 
Siamo al bivio. E spetterà, ancora una volta, ai giudici-dopo tante promesse, mai mantenute, di riforma della giustizia-scegliere il futuro politico, economico e sociale degli italiani.
Ma potranno le toghe d’ermellino condannare a morte la Procura di Milano, influente, politicizzata e autorevole- che, nell’otdine giudiziario, svolge lo stesso ruolo de “La Repubblica” nella stampa-Berlusconi?
Il nodo di questa storia, ventennale, è proprio questo. Le toghe più autorevoli sconfesseranno le toghe più temute del Paese?


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