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Caro Monti, faccia una scelta civica: stacchi la spina

La maionese, si sa, a volte riesce e a volte no. Se poi a dilettarsi in cucina sono cuochi dilettanti, il risultato più probabile è quello che impazzisca e non giunga nemmeno sul tavolo.

Quello che alcuni individui hanno cercato di offrire a Mario Monti è proprio una maionese di culture ed esperienze così diverse da essere risultata indigesta prima agli altri invitati, gli elettori, e poi a distanza di soli pochi mesi dal voto, persino all’ospite principale, il professore, senatore ed ex premier Monti.

La riunione degli eletti di Scelta Civica di ieri notte ha decretato la fine della più rapida carriera di coordinatore politico mai vista in politica, quella di Andrea Olivero, oltre alla nascita di un comitato per la redazione di un progetto politico sul cui significato e vero fine è oltremodo difficile non individuare il senso di un proverbio latino: promoveatur ut amoveatur. Certo, dato l’acume politico dimostrato dall’ex presidente delle Acli fin dagli inizi della campagna elettorale dello scorso inverno, probabilmente l’avergli assegnato un ruolo di “responsabile” del progetto si direbbe aver ricevuto già troppa grazia, ma tant’è, occorreva fargli fare qualcosa senza che potesse toccare il volante e coordinare  in solitario il partito che, di fatto, non c’è.

Alcune indiscrezioni apparse sui giornali di oggi descrivono un prof. Monti molto teso, deluso dai suoi e pronto a dare le dimissioni, rientrate prima della conclusione della riunione a seguito delle insistenze da parte degli eletti civici. Oggi sul sito di Scelta Civica appare un comunicato di circostanza, probabilmente cucito in fretta nel tentativo di cacciare la polvere sotto il tappeto, prendere tempo, andare tutti in vacanza e… poi vedremo.

A questo punto, ogni ulteriore commento su Scelta Civica sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, quindi evitiamo il tiro al piccione Monti ed altre critiche gastronomiche sulla bontà della maionese civica.

Con umiltà, tuttavia, lo invitiamo ad una serena riflessione sulla sua figura, che rischia davvero di perdere quella autorevolezza e persino quella dignità che potrebbe ancora esprimere in altri consessi.

Non ragioni, il Professore, sull’emozione dei rimpianti di ciò che sarebbe potuto essere oggi, dei ruoli prestigiosi che gli erano facilmente accessibili, non pensi alle rinunce fatte per aver deciso di indossare panni che non gli sono congeniali. Prenda solo consapevolezza dell’errore fatto e di una ambizione delusa dal suo dilettantismo politico.

Non si intestardisca e stacchi la spina:  in fondo domani è un altro giorno, anche per il Professore.


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