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Il capo del Nsa non ci sta e replica alle accuse di Snowden

Keith Alexander (nella foto) è un generale a quattro stelle ed è l’uomo che guida sia il Cyber Command degli Stati Uniti che la National Security Agency, un servizio segreto poco noto e che è stato reso celebre suo malgrado dalle rivelazioni di Snowden (un agente pentitosi in area cinese e ora protetto dalla Russia).

Quest’uomo di 61 anni, dopo una non semplicissima audizione al Senato, si è mostrato ieri in pubblico in una conferenza a Las Vegas (Black Hat Conference) davanti ad una platea di 7mila esperti di cyber security, compresi numerosissimi hacker professionisti.

C’era qualche contestatore ma quando una voce si è levata gridando “leggi la Costituzione“, il generale per nulla intimidito ha risposto I have. so, should you, strappando un lungo e caloroso applauso stando al resoconto dei presenti e certificati da un lancio della Reuters.

Le dichiarazioni di Alexander, nel merito, non si sono spinte oltre a quanto già dichiarato davanti al Congresso e in altre occasioni a microfoni aperti confermando che l’attività svolta dall’Nsa è stata capace di prevenire oltre 50 attacchi terroristici. Il generale ha utilizaato toni concilianti ma non ha mancato di accalorarsi quando ha voluto ricordare che le accuse di intercettazioni indiscriminate sono state smentite da una indagine del Senato, da audit interne e verifiche specifiche predisposte dall’Amministrazione.

Piuttosto, il capo dell’Nsa ha detto che un gran numero di Paesi dispone di programmi per intercettare lecitamente le comunicazioni e che la loro unica colpa è di aver messo in campo un software particolarmente efficace (e invidiato).

Ci sarà una ragione se la Camera dei Rappresentanti si è schierata a favore dell’Agenzia non tagliandone i finanziamenti. Il governo degli Usa da parte sua ha declassificato e quindi pubblicato alcuni documenti in materia di raccolta da parte dell’Nsa di dati telefonici.

Fra questi una sentenza del Foreign Intelligence Surveillance Court che obbligava una controllata della compagnia telefonica Verizon a consegnare ai servizi segreti americani i tabulati di alcuni suoi abbonati. Inoltre, fra il 2009 e al 2011 il Congresso veniva informato delle attività di controllo (un “sistema di allerta”) messe in campo per prevenire attacchi terroristici.

I tecnici riuniti a Las Vegas hanno tributato un verdetto chiaro rispetto al lavoro svolto dalla cyber intelligence Usa: nessuno meglio di loro sa quale guerra è in corso e valutare anche l’operato di un generale che ha scelto di metterci la faccia.


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