Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’analisi di Massimo Tosti uscita sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
L’attesa è snervante, si dice in casi del genere, quando si attendono i risultati dell’esame di maturità, o quando si contano i giorni prima di convolare a giuste nozze. Lo stesso destino ci tocca (dall’altro ieri) aspettando la sentenza della Corte di cassazione che potrebbe porre fine (ma è davvero così?) alla carriera politica di Silvio Berlusconi. Mano a mano che passano le ore (mentre i Palazzi della politica sopravvivono a stento all’apnea) si affacciano le ipotesi subordinate, valide anche in caso di condanna. Qualcuno ha astutamente richiamato la condizione di Beppe Grillo e di Casaleggio (il guru e il paraguru del Movimento 5 Stelle) che tengono saldamente in mano i fili dei loro burattini pur senza ricoprire ruoli pubblici e senza il tesserino di accesso in parlamento. L’interdizione dai pubblici uffici (per giunta ridotta a tre anni, se verranno accolte le richieste dell’accusa) non impedirebbe al Cavaliere di svolgere, nell’ombra di una delle sue tante residenze, il ruolo di burattinaio, santificato (e quindi legittimato fino alla fine dei suoi giorni terreni) dal martirio della condanna iniqua. I parlamentari del Popolo delle libertà sono sicuramente meno irrequieti dei grillini: non devono presentare scontrini al grande capo per giustificare le spese e sono abituati (secondo l’immagine che da sempre gli hanno ritagliato addosso i commentatori «de sinistra») a obbedir tacendo.
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