La Corte di Cassazione dopo meno di otto ore di camera di consiglio ha emesso ieri la sentenza che stava tenendo con il fiato sospeso tutta la politica italiana e cioè quella relativa al procedimento giudiziario sui diritti tv Mediaset. Silvio Berlusconi aveva fatto ricorso contro la sentenza di condanna ad una pena di quattro anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici.
COSA HA DETTO LA CASSAZIONE
La Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato Berlusconi salvo, come si legge nel dispositivo della sentenza, la “statuizione relativa alla condanna alle pena accessoria per l’interdizione temporanea per anni 5 dai pubblici uffici per violazione dell’art. 12, comma 2, decreto legislativo 10 marzo 2000 n. 74 e dispone trasmettersi gli atti ad altra sezione della corte d’appello di Milano perchè ridetermini la pena accessoria nei limiti temporali fissati dal citato articolo 12, ai sensi dell’art. 133 codice penale, valutazione non consentita alla Corte di legittimità“.
NON ANCORA INTERDETTO
Questo rinvio non scalfisce la condanna ormai definitiva a quattro anni di reclusione ma sarà utile solo per rideterminare la durata dell’interdizione in base a quanto previsto dal decreto legislativo 74 del 10 marzo 2000, che ha stabilito una “nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto“. Stabilisce l’art. 12 del decreto legislativo che, in caso di condanna per frode fiscale si applica, come pena accessoria, “l’interdizione dai pubblici uffici per un periodo non inferiore ad un anno e non superiore a tre anni“. Non si applica quindi la norma generale che avevano invece preso a riferimento i giudici milanesi nei primi due gradi di giudizio.
UNA PENA DEFINITIVA
Intanto, come ha fatto notare prontamente il capo della Procura milanese Edmondo Bruti Liberati, è certo che “la pena principale è definitiva ed è eseguibile“. Non servirà infatti un passaggio al Senato che, ai sensi dell’articolo 68 della Costituzione, non dovrà concedere la sua autorizzazione alla limitazione della libertà personale di Silvio Berlusconi.
IL VOTO DEL SENATO
Diversamente, sull’interdizione dai pubblici uffici il voto del Senato diventa necessario come previsto dall’articolo 66 della Carta. Ma per Berlusconi la questione si porrà solo dopo la nuova pronuncia della corte d’appello chiesta dalla Cassazione sul nodo degli anni di interdizione. Per il rodeo parlamentare bisognerà quindi attendere. Poco, però.