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Bce, ecco gli investitori in fuga dall’eurozona con Draghi

Il governatore della Bce, Mario Draghi, continua a garantire tassi al minimo storico ancora a lungo, così da incentivare le banche a finanziarsi a basso costo e a riattivare un credito bloccato. Ma la politica monetaria espansiva dell‘Eurotower, sebbene abbia reso possibile un ritorno della fiducia nell’eurozona anche agli occhi della grande finanza americana, ha appesantito il carico sui fondi europei. I bassi tassi del Vecchio Continente non appagano gli investitori internazionali, che spostano le loro valigiette cariche di liquidità dove si scommette, certo, ma con la prospettiva di guadagni più forti.

I tassi fermi allo 0,50%

La Banca centrale europea ha deciso di confermare per il terzo mese consecutivo il principale tasso di interesse di riferimento nell’area euro, al minimo storico dello 0,50%. Come atteso dagli analisti, il Consiglio direttivo non ha effettuato nuove modifiche dopo il taglio da 0,25 punti percentuali di inizio maggio. Confermato a zero anche il tasso sui depositi custoditi per conto delle banche e all’1% il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali. La Bce ha ribadito di non avere intenzione di alzare i tassi di interesse “per un protratto periodo di tempo”, nel quale prevede infatti di mantenerli ai livelli attuali o più bassi.

La pubblicazione dei minute

Nel frattempo la Bce ha scelto di muoversi nel senso di una maggiore trasparenza, avvicinandosi agli standard della Fed statunitense e della Bank of England. Il Comitato esecutivo della Bce presenterà “questo autunno” al Consiglio direttivo una proposta per introdurre la pubblicazione di minute, ovvero un resoconto dettagliato delle riunioni del Consiglio stesso.

Le ripercussioni sui fondi europei

Ma la politica monetaria espansiva della Bce, nonostante garantisca un’ondata di liquidità a basso costo sui mercati, si ripercuote negativamente sul settore dei fondi europei, che, sottolinea il Financial Times, hanno perso oltre un decimo dei loro asset dato che i bassi tassi dei prestiti bancari e la persistente incertezza politica nell’eurozona spinge gli investitori a puntare altrove.

Il crollo secondo Moody’s

22 dei maggiori fondi europei hanno perso un 12% dei loro asset fino a 66,1 miliardi di euro nel secondo trimestre, secondo gli ultimi dati di Moody’s. Si tratta di un periodo torrido per il mercato dei fondi europei, che fornisce risorse a breve termine alle banche, e che ha perso 92,7 miliardi di euro nell’ultimo anno.
“In un solo trimestre c’è stato un declino significativo che riflette i bassi tassi e le preoccupazioni complessive sui fondi europei”, ha spiegato Yaron Ernst, managing director di Moody’s Investment Group.

L’aumento della propensione al rischio

“I bassi tassi nel mercato monetario e le attese degli investitori hanno messo i manager dei fondi sotto pressione e li ha spinti verso asset più a lungo termine e con una minore qualità del credito, come emerge negli ultimi 12-18 mesi”. I fondi hanno infatti aumentato la loro esposizione ai titoli più rischiosi dell’8% solo nell’ultimo trimestre.

La minore esposizione delle banche europee

I prestiti complessivi a istituzioni finanziarie europee è calato del 5% a 28,2 miliardi di euro con un calo record dell’esposizione delle banche francesi di quasi il 25% a 8,3 miliardi. Spiccano invece le banche svedesi, che hanno concesso prestiti in aumento del 12%, a 6,3 miliardi.

Il ritorno di fiducia con il  “whatever it takes”

I costi dei prestiti nell’eurozona sono crollati a partire dal “whatever it takes”, la promessa di fare il possibile per la moneta unica fatta dal governatore della Bce, Mario Draghi, nel luglio del 2012. E a settembre, con il lancio del programma, mai attuato, di acquisto di titoli pubblici Omt (Outright Monetary Transition) della Bce, gli investitori internazionali sono tornati a scommettere nella regione, con i fondi Usa che hanno raddoppiato la loro esposizione sulle banche europee negli scorsi 2 mesi, segnando quindi un grande ritorno di fiducia.

I soldi americani in Europa

Nella prima parte dell’anno, i 10 maggiori fondi americani hanno allocato circa il 12% dei loro 652 miliardi di dollari in depositi a breve termine e prestiti alle banche europee, segnala Fitch.
Ciò rappresenta un aumento di quasi il 90% dal giugno del 2012 quando i timori di una spaccatura dell’eurozona provocarono una fuga di massa dei fondi Usa dal mercato del Vecchio Continente.

Le banche tedesche e francesi da allora hanno ridotto i loro prestiti internazionali di circa il 23% dalla metà del 2011 alla fine del 2012 secondo la Bank for International Settlements. (Banca dei regolamenti internazionali). Gli ultimi dati sui fondi Usa mostrano numeri in calo rispetto a quelli registrati tra il 2006 e il 2011, quando i fondi detenevano circa il 30%, in media, dei loro asset presso le banche europee.

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